Luca Cavallito si è salvato fingendosi morto

Ci sarebbe la mano della ‘Ndrangheta dietro l’agguato al Bar del Parco in cui ha perso la vita l’architetto Walter Albi, 66 anni, di Francavilla al Mare

Luca Cavallito si è salvato fingendosi morto

Decisivo è stato il contributo di Luca Cavallito fornito agli inquirenti, per arrestare killer e mandante dell’omicidio di Walter Albi, il 66 enne architetto di Francavilla al Mare assassinato il primo agosto dell’anno scorso. Anche Cavallito avrebbe dovuto morire in quell’agguato, ma si è salvato grazie alla prontezza di spirito di fingersi morto dopo essere stato colpito gravemente alla testa da un killer arrestato ed identificato dalla procura in Cosimo Nobile. Nell’intervista rilasciata al Messaggero di oggi, Cavallito il 49 enne residente a Montesilvano, ex calciatore, con precedenti penali, racconta i terribili momenti da lui vissuti quando Walter Albi venne assassinato. Era il 1 di agosto del 2022 quando i due amici, Albi e Cavallito, in un bar della strada parco, aspettavano “delle persone che ci avevano dato appuntamento”, come riferisce appunto Cavallito al Messaggero. In realtà si trattava di un agguato ordito per punire Albi di non aver mantenuto la promessa fatta al presunto mandante dell’omicidio Natale Ursini, il pregiudicato calabrese e residente a Teramo dove lavorava come parrucchiere. Cavallito, appena è stato in grado di raccontarlo, ha indicato nella persona di Nobile l’esecutore materiale dell’omicidio e del tentato omicidio, in quanto quest'ultimo, un noto ultrà della tifoseria pescarese, era una persona di sua conoscenza. E anche se Nobile quell'afoso giorno d'agosto dello scorso anno, indossava il casco integrale, Cavallito lo avrebbe riconosciuto dalla frase pronunciatagli prima di sparargli: “Questo è per te e per gli infami come te”. Il pregiudicato pescarese accusato dell'omicidio Albi, è stato componente della banda dei kalashnikov e nel 2013 subì una condanna a 6 anni e 4 mesi. Ora si trova in carcere a Lanciano dove, domattina, verrà interrogato ma, stando alle parole del suo legale, Nobile ha assicurato gli investigatori di non essere stato lui, quel maledetto tardo pomeriggio del primo agosto, a fare fuoco contro Cavallito e Albi. Dalla procura di Pescara, invece, si parla di prove robuste a carico di entrambi gli indagati, ma è chiaro che questa storia dovrà passare per il processo e non sono escluse sorprese. A partire dal movente, non del tutto chiarito, ai rapporti dei protagonisti di questa storia con la criminalità organizzata. Fatti che confermano, comunque la di voglia vedere, che l’Abruzzo non e’ più un’isola felice aliena alle infiltrazioni malavitose.