Giornali? L'amore è finito

Non si leggono più, anche in Abruzzo. La causa: aziende non etiche al servizio del potere

Giornali? L'amore è finito

IO NON LEGGO I GIORNALI - Io non leggo più la stampa italiana. E, pure, già da un pò! Non sono l'unico: molti, come me, hanno scelto di non farlo. Le ragioni sono diverse, ma essenzialmente si possono ricondurre a due banalissimi motivi: lo sviluppo sulla rete di media e blog alternativi e - secondo me su tutti - l'attuale scadente qualità della maggior parte dei media cartacei. Nel mio caso, però, la decisione, è stata ancora più dura, angosciosa e sofferta. Li amavo troppo. Sfogliare quei fogli di carta, il loro odore metallico, la stampa ruvida che ti lasciavano sulle dita il nero del piombo, era qualcosa di indispensabile. Al mattino se non avevo toccato almeno due quotidiani locali, uno nazionale ed uno di sport era come se mi fossi dimenticato di lavarmi i denti. Mi è sempre piaciuto leggere ed ero cresciuto con mito di Tiziano Terzani, l'autore di "Pelle di leopardo. Diario vietnamita di un corrispondente di Guerra 1972-73" . Poi, col tempo, quella febbre venne a mancare. Accadde qualcosa di terribile che non sto qui a spiegare, ma mi avevano tolto l'aria. Una sensazione che può comprendere solo chi ha amato follemente qualcosa, qualsiasi cosa: una donna, il sesso, Van Gogh, la musica brasiliana, Mao Tze Tung, Buddah, la filosofia, il Pescara, il Foot Volley, la botanica, i viaggi on the road, un genitore, un amico, un fratello, il mare, la vela, lo yoga oppure semplicemente il proprio lavoro. I giornali di carta erano parte della mia vita passato. Per me, che probabilmente sono stato concepito sopra una pila di pacchi di carta, la fine era arrivata. E, con essa, anche l'amore per un mondo - che consideravo - meraviglioso.

L'ABRUZZO NON SI SALVERA' - Mi dicono che in questi ultimi giorni, il secondo quotidiano d'Abruzzo - ormai le copie che vende in edicola si contano sulle dita di una mano - stia facedo una prezzolata campagna nei confronti del Governatore della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. E che dire dell'abruzzesissimo quotidianissimo Il Centro? Ah, proposito: non vi sembra ancora troppo brutto quel nome? Perchè non lo cambiano, come hanno fatto negli ultimi anni con i direttori responsabili? Certo non ci voleva Beppe Grillo a farci capire che i quotidiani nazionali e locali: "Sono roba vecchia: morta e sepolta." A me, in fondo dispiace, ma se la sono cercata. La colpa è degli editori, che non sono "puri ed etici" come le aziende di loro proprietà. I nomi li conosciamo tutti: Silvio Berlusconi, Carlo De Benedetti, Gaetano Caltagirone, Agnelli, Tronchetti Provera, Della Valle, Mediobanca, etc. Soffro da pazzi per quei colleghi che ci lavorano: tutte brave persone, costrette a tradire la logica naturale della professione, poichè ormai dipendenti comuni di qualsiasi privato. Com'è che si dice : "Metti l'asino dove vuole il padrone". Sono pochi, pochissimi, coloro che non ce l'hanno fatto a subire tutto ciò e che hanno deciso di sfidare il destino e la precarietà per amore della professione. Penso alla bellissima esperienza del giornale di Peter Gomez Il Fatto Quotidiano, che non riceve finanziamenti pubblici. Quello che state leggendo non è soltanto un atto di accusa, ma una lettera d'addio verso un mondo che non esiste più.

Ray Manzarek