Per il Governo Meloni bisogna tornare a trivellare in mare

Il neo Ministro dell’Ambiente ha dato il via libera ma adesso toccherà al Parlamento votare per la ricerca di gas nelle acque dell’Adriatico

Per il Governo Meloni bisogna tornare a trivellare in mare

Torniamo sull’argomento delle trivelle nel nostro mare, di cui ci siamo occupati con il caso Ombrina, in quanto recentemente il Consiglio dei Ministri ha deciso di far ripartire le estrazioni di gas dall’Adriatico e purtroppo, secondo una mappa pubblicata dal Corriere della Sera, una parte del mare abruzzese potrebbe essere una zona idonea alla coltivazione di idricarburi. Secondo il Ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin si otterrebbe un aumento di capacità produttiva di 15 miliardi di metri cubi in 10 anni. Il provvedimento deve però essere approvato dal Parlamento con un emendamento al Decreto aiuti ter. In caso di (malaugurata secondo noi) approvazione sarebbero consentite le perforazioni in Adriatico tra le 9 e le 12miglia in una vasta area che va dal largo delle coste abruzzesi e pugliesi fino ad arrivare al largo del delta del Po. Contemporaneamente alla notizia delle perforazioni in Adriatico sono partite le proteste contro il provvedimento da parte di partiti di opposizione come il M5S e Rifondazione Comunista e perfino da parte di Luca Zaia, il Presidente leghista della regione Veneto. Anche gli ambientalisti abruzzesi sono scesi in campo contro il provvedimernto come Luciano Di Tizio che ha rivestito la carica di Presidente del WWF Chieti-Pescara prima di essere nominato Presidente del WWF Italia. Proprio oggi, in un’intervista a RAI 3 Abruzzo ha dichiarato: “l’auspicio è che il Parlamento possa basarsi su dati scientifici non sulle chiacchiere e sulle impressioni come sembra si stia facendo in questo momento. E il danno ambientale che si crea è enorme. Bisogna puntare sulle rinnovabili non sul gas e da subito”.  E non è affatto vero che il rilancio delle perforazioni in Adriatico consentirebbe di offrire il gas a prezzi calmierati. Infatti per il WWF la soluzione delle piattaforme in mare è solo un palliativo in quanto le perforazioni in Adriatico consentirebbero un aumento di soli 1,5 miliardi di metri cubi e non prima di due anni, contro un fabbisogno di oltre 60 miliardi. Per gli ambientalisti del WWF l’alternativa alle estrazioni di gas potrebbe essere quella di sbloccare le pratiche relative alle richieste per le fonti rinnovabili che consentirebbero di ridurre la dipendenza dal gas russo del 70%.