La popolazione scolastica sta crollando

Nel 2032 - tra soli 10 anni - la popolazione studentesca di età compresa tra i 3 e i 18 anni si ridurrà di 1,4 milioni

La popolazione scolastica sta crollando
La Commissione Europea, con il PNRR, pone drastiche riduzioni anche in materia scolastica. L’obiettivo èquello di armonizzare la distribuzione delle Istituzioni scolastiche a livello regionale con l’andamento della denatalità, considerando un arco temporale di dieci anni. La riforma impatta inevitabilmente con il decrescere della popolazione studentesca nella fascia compresa tra i 3 e i 18 anni. Nel 2032 - tra soli 10 anni - la popolazione studentesca di età compresa tra i 3 e i 18 anni si ridurrà di 1,4 milioni, aprendo ad una contrazione che arriverà a compimento nel decennio successivo, quando la perdita potrebbe raggiungere quota 1,7 milioni. L’impatto sul nostro sistema scolastico sarà devastante con l’inverno demografico che sta piombando  anche sulla scuola. Solo considerando i prossimi anni scolastici, nel 2024/25 undici istituzioni scolastiche in meno saranno presenti in Abruzzo: quattro in provincia di Chieti, tre in provincia dell’Aquila, due a Pescara e due a Teramo. Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra regione rischia ulteriori tagli. A lanciare il grido di allarme oltre all’Anci c’è anche la Cisl Scuola secondo cui le “Aree interne vengono danneggiate” dalla Regione Abruzzo. La nostra regione con 163.750 alunni - ed un terzo delle autonomie scolastiche in comuni montani, ha avuto una riduzione da 190 a 179 istituzioni con una media di alunni per plesso scolastico che è passata,passata da 862 a 915alunni in seguito agli accorpamenti. In questo modo il cuore dell'Abruzzo rappresentato dalle aree interne, che già vivono una carenza di servizi e di disuguaglianze territoriali, a causa dello spopolamento verrà ulteriormente danneggiato dalle politiche regionali. Per il Presidente Anci Abruzzo, D'Alberto Gianguido, "dobbiamo garantire misure specifiche alle nostre popolazioni, che consentano di conservare sul territorio tutti i servizi minimi essenziali, a partire dalla scuola.Servizi che devono essere potenziati e non tagliati in base a un mero criterio numerico”.