La ‘follia’ e’ il Palazzo della Regione nell’area di risulta

Lunedì prossimo il Consiglio comunale di Pescara rarificherà l’accordo con la Regione per realizzare un palazzone alto 50 metri dal costo di 48,5 milioni

La ‘follia’ e’ il Palazzo della Regione nell’area di risulta

L’accordo di programma siglato lo scorso 11 maggio tra il Presidente della Regione ed il Sindaco di Pescara, prevede la realizzazione della sede del Palazzo della Regione nell’area di risulta. Il passo successivo, affinché l’accordo sia operativo, è la ratifica del Consiglio Comunale di Pescara del prossimo lunedì 29 maggio. La previsione è che, nonostante la ferma opposizione del progetto da parte delle opposizioni, il centro destra, in maggioranza nell’Assemblea cittadina, si ricompatterà votando a favore di quel progetto. Solo per la nuova sede, un palazzone alto circa 50 metri, senza considerare le altre spese accessorie, ci vorranno 48 milioni e cinquecentomila Euro e che Marsilio ha definito "un passaggio storico non solo per la città di Pescara ma per l'intero Abruzzo". Ma oltre al costo che graverà in gran parte in ultima analisi sulle tasche dei cittadini, allo stato attuale, non risulta che Comune e Regione abbiano prodotto uno studio sull’impatto ambientale che comporterà la realizzazione della nuova sede della Regione. Per esempio non sappiamo quali saranno le ricadute sul traffico automobilistico a Pescara già intasato e sull’aumento dello smog cittadino. Per avere un’idea del caos che si determinerà in quell’area centrale di Pescara basti pensare che solo tra dipartimenti ed assessorati, i dipendenti che giornalmente andranno al lavoro saranno più di 500, senza contare il numero delle persone che si recheranno in Regione per i motivi più vari. E proprio ora che mentre in un’Italia alluvionata da nord a sud con frane e smottamenti si comincia a capire persino tra i partiti, di quanti danni abbia prodotto il consumo del territorio, a Pescara si continua imperterriti a cementificare come se nulla fosse. L’amara conclusione è che si perde (questa sì un’occasione storica) la grande opportunità di poter destinare a verde pubblico l’intera dell’area di risulta.