L’Abruzzo perde cittadini: -100mila nei prossimi 15 anni

L’analisi sull’andamento demografico della nostra regione è inquietante ed alla base del trend negativo della denatalità ci sono ragioni socio-economiche

L’Abruzzo perde cittadini: -100mila nei prossimi 15 anni

Alla politica il report dell'ISTAT sul calo drammatico della popolazione che si accentua sempre più col passare del tempo sia in Italia che in Abruzzo semplicemente non interessa. Certo esiste ma saranno le generazioni future a doverlo affrontare. Ora come ora nell'immediato ben più gravi sono i nodi da sciogliere altro che lo spopolamento della Regione. Eppure, secondo l'economista Aldo Ronci, alla fine del 2041 ci saranno ben 100 mila circa abitanti in meno con tutte le conseguenze socio economiche connesse allo spopolamento. I problemi veri, quelli che interessano tutti i partiti politici, sono le poltrone da conquistare nel Consiglio Europeo e nei Consigli comunali della più popolosa città d’Abruzzo Pescara e della terza più popolosa Montesilvano quando l'8 ed il 9 giugno prossimo i cittadini saranno chiamati a votare per il loro rinovo. Eppure l’impietoso recente report dell’ISTAT sui movimenti demografici dovrebbe essere motivo di preoccupazione ben più grave per la classe politica. Nel giro di un anno dal 2022 al 2023 gli abruzzesi residenti sono diminuiti di 2.303 cittadini e di ben 3.323 rispetto al 2021. Alla base del trend negativo della denatalità ci sono le cause socio-economiche, ben note in letteratura, responsabili dello spopolamento della regione e della diminuzione delle donne in età feconda quelle comprese tra i 15 e i 49 anni d’età. In Abruzzo il fenomeno negativo è più evidente che altrove soprattutto nelle aree interne della regione dove lo spopolamento è più accentuato. Nel 2021 i nuovi nati nella regione sono stati 6,5 ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 6,8. Il fenomeno risulta tanto più grave in quanto il numero delle persone decedute nello stesso periodo è di 3 volte superiore ai nuovi nati. L’altro aspetto demografico  del Report ISTAT che l’establishment politico ignora è l’emoragia dei giovani abruzzesi che ha abbandonato la nostra regione per vivere all’estero. Il loro numero è arrivato a quasi 61 mila, compreso tra i 18 ed i 39 anni d’età, per lo più di livello culturale sopra la media che in mancanza di politiche opportune difficilmente tornerà nel nostro Paese. Un dato positivo è che la speranza di vita in Abruzzo cresce leggermente e si attesta a 80,5 anni di media per gli uomini e 84,5 per le donne. A compensare lo spopolamento della nostra regione c’è però l’aumento del numero dei residenti stranieri, quelli che il Governo Meloni vorrebbe rimandare nei loro paesi d'origine. Gli stranieri che nel 2021 erano 80.988 sono aumentati di quasi 2.000 unità nel 2022. Se le forze progressiste oltre che ad impegnarsi giustamente nelle prossime scadenze elettorali, inserissero nelle loro piattaforme programmatiche anche le strategie e le politiche necessarie per contrastare il flagello del costante declino demografico. E così magari moltissimi elettori che disertano sfiduciati le urne potrebbero essere sollecitati a tornare a votare