Io non mi sento rappresentato

Pd e Pdl, due partiti nati col difetto di concezione. Bocciati Berlusconi e D'Alema: la gente vuole gli indipendenti

Io non mi sento rappresentato

DUE PARTITI MAI NATI - Contrariamente a quanto si pensa, questo periodo di limbo tra la famigerata “seconda Repubblica” (quella che doveva far dimenticare le tangenti) e la Repubblica che verrà, è un periodo in cui la politica torna di moda, nonostante i tecnici, nonostante i partiti che non sono partiti e che non fanno politica. Berlusconi si è fatto da parte ma la sua eredità è sotto gli occhi di tutti; non mi riferisco di certo al disastro nell’amministrazione della cosa pubblica che manca di riforme vere e lungimiranti da venti anni o alla c.d. patente “a punti”. Mi riferisco al disordine nella rappresentanza da lui cercato e voluto nonché alla distruzione completa dei partiti che capivano le proprie scelte e le proprie priorità dal basso, tra la gente. Ma era solo? No, non lo era. Le conferme arrivano giorno per giorno. C’erano tutti a incoraggiarlo direttamente ed indirettamente; fra i primi posti il PD (prima DS, PDS, PC) che si è guardato bene di creare problemi di rappresentanza, senza mai dimenticare le mancate leggi sul conflitto d’interessi, di cui hanno beneficiato in molti.

 TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE - Oggi quei partiti che vengono chiamati tali senza alcun motivo pagano il peccato originale di essere invenzioni di plastica a tavolino: PDL e PD hanno entrambi difetti di concezione. Il primo rappresenta qualcosa molto lontana dalla rappresentanza: 1. La sua nascita è stata annunciata da una sola persona che ha lasciato una scelta solo sul nome (una scelta fra due eventualità); 2. Non ci sono assemblee, elezioni interne; 3. Tutto si reggeva e si regge sull’immagine di B., che puntualmente “tirava la carretta” e sulle nomine; 4. Alfano è il primo segretario, ovviamente nominato, ed è suo compito imitare l’inimitabile e il Congresso che verrà o sarà uno specchietto per le allodole o sarà la ratifica di un’implosione pazzesca; 5. Il cambio di classe dirigente avviene su presupposti del tutto oscuri alla democrazia. Il PD, invece, nasce da una palese forzatura. Per il resto ha sempre cercato di mascherare i meccanismi piddiellini con qualche escamotage come l’omissione di eventuali nomi sul simbolo o con le primarie; molto apprezzate ma talvolta evitabili, evidentemente. Resta il fatto che i popolari, rappresentati dall’ex Margherita e i social - comunisti, rappresentati dagli ex DS, non stanno troppo bene insieme anche perché oltre a non sopportarsi, hanno ancora problemi di questo genere all’interno del Partito; da qui l’anomalia, tutta italiana, dell’assenza di una forza socialista e riformista europea, forte in Parlamento. Lì comandano ancora le gerarchie diessine e margheritine e, comunque venga presentato, di nuovo c’erano solo due cose: il nome e le primarie poiché Massimo D’Alema ha la maggioranza relativa dei delegati all’Assemblea nazionale e detta i ritmi a suo piacimento.

PRIMARIE Si O NO? - Già le primarie. Quel meccanismo di selezione che, se ben concepito, può dare la possibilità di un cambio nelle gerarchie e nei rappresentanti. Appena c’è questa possibilità, i cittadini che si rivedono in quell’area, più o meno, tendono al cambiamento (Napoli, Milano, Genova ecc.). Piacciono di più SEL e IDV? No. Sono più furbi: candidano chi vuole il popolo e non chi vuole il partito, dall’alto. Il PD è distante la realtà e non è mai diventato un Partito vero, come il PDL. Non ci sono discussioni e  non c’è dibattito. Lì le scelte non vengono imposte, come accade nel PDL, ma vengono indotte: “Parlatene, ma è così”. I giovani? Pieni di potenziali e di buone idee ma sfruttati per un po’ di volantinaggio o strumentalizzati per qualche campagna elettorale.

«NON MI SENTO RAPPRESENTATO» - Quando i cittadini ricordano ai candidati alle primarie che vogliono essere rappresentati, che ci vogliono facce nuove e che non si può far politica a vita, questi dirigenti rispondono: “Oggi le donne riescono a non farsi uccidere solo quando perdono, ma ci mettono secoli a far riconoscere il valore della propria intelligenza. A Ipazia è andata peggio”. Marta Vincenzi è stata un'esponente del Partito Comunista Italiano dal 1974; assessore al Comune di Genova (1990), presidente della Provincia di Genova (1993-2002). È stata un componente della direzione nazionale dei Democratici di sinistra. È stata deputata del Parlamento europeo fino al 2007; era stata eletta nel 2004 per la lista di Uniti nell'Ulivo ma ha dovuto abbandonare la carica dopo l'elezione a sindaco di Genova, dal 2007 appunto. Era membro della Commissione per i trasporti e il turismo; della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere; della Commissione per lo sviluppo regionale; della Delegazione per le relazioni con i paesi del Mashrek; della Delegazione per le relazioni con gli Stati del Golfo. Trent’anni di incarichi, di soldi, di potere. Di tutti è la colpa tranne che sua. Anzi direi che la colpa è delle primarie. Il Partito che fa? Principi di autocritica trapelano attraverso le dimissioni di alcuni dirigenti ma l’arroganza del Sindaco uscente è sintomatica di un modo superlativo di concepire la propria persona e le proprie possibilità. Vi ricorda qualcuno? Trovate le differenze. 

ESISTE SOLO PER LA CASTA - Viviamo in un epoca dove i partiti veri in Italia non esistono; Partiti che non danno al voto la massima importanza ma la danno al principio di autoconservazione della classe dirigente. Si continuano a candidare soggetti che da trent’anni beneficiano delle massime cariche e tutti si sentono onnipotenti, “impettati” e legittimati a restare ingessati sulla seggiola. Adesso sembra giunta la fine di questi metodi e sembra che la sete di rappresentanza stia prevalendo su queste “prime donne”. Ma mai dire mai! A questo metodo si può dare continuità a questi dinosauri solo con lo strumento della legge elettorale. Il Parlamento lo sa e lo sanno anche il PD e il PDL, che stanno per sparire. Uninominale a collegi o proporzionale con liste bloccate potrebbero salvare le varie “Ipazie”, i vari “Trota” e questi partiti mai nati così da evitare il ritorno alla rappresentanza. Speriamo di no.

 

D.S.