Goodbye Tonino (l'escluso)

Ma l'Italia ha ancora bisogno di Di Pietro? Gli errori (oltre Report) del mitico magistrato di Tangentopoli

Goodbye Tonino (l'escluso)

MA L'ITALIA HA DAVVERO ANCORA BISOGNO DI DI PIETRO? In questi giorni non si fa altro che parlare di un possibile governo Pd-M5S, o addirittura di un governissimo Pd-Pdl, mentre Beppe Grillo tira l'acqua al suo mulino dicendo, sia al Partito Democratico che al Popolo della Libertà: «Siate voi ad appoggiare un esecutivo del Movimento 5 Stelle». Così facendo, però, ci si sta occupando poco dei "trombati" eccellenti che queste politiche hanno prodotto in maniera copiosa. Ci pensiamo noi a colmare tale lacuna. Iniziamo da Antonio Di Pietro, molisano che ha sempre avuto un forte legame con l'Abruzzo, tanto da aver più volte auspicato una riunificazione di queste due regioni, secondo lui molto simili tra loro. Ebbene, il leader dell'Idv ha fatto alcune scelte sbagliate che gli si sono ritorte contro, e che alla fine lo hanno bocciato in quest'ultima tornata elettorale.

GLI ERRORI DI TONINO. Tonino, infatti, è colui che ha "arruolato" Sergio De Gregorio, di cui si è tornati a parlare ora per via di una presunta compravendita da parte di Berlusconi ai tempi del governo Prodi, e proprio De Gregorio ha recitato il ruolo del traditore trasferendosi al Pdl. Stesso discorso, ma qualche anno dopo, per i celeberrimi Razzi (guarda un po', un altro abruzzese) e Scilipoti. E' chiaro che per un partito che si chiama "Italia dei Valori" non sia il massimo annoverare ben tre trasformisti che sono passati nettamente dall'altra parte dello steccato. Il colpo di grazia, poi, Di Pietro l'ha ricevuto dalla famosa inchiesta di Report sulle sue case. E così, dopo la spaccatura interna al suo partito, ha pensato bene di presentare se stesso - e altri "delfini" come Carlo Costantini e Alfonso Mascitelli - sotto una sigla nuova: Rivoluzione Civile. Ma gli è andata male.

LA "BATTAGLIA" DEL GUERRIERO SANNITA. Ciò che colpisce è che però un movimento civico molisano, tale "Guerriero Sannita", ha preso le difese dell'ex pm, chiedendosi «a chi sia convenuto mettere su una puntata di Report su fatti noti e di cui la magistratura si era già interessata con esito negativo, per demolire ed estromettere il nostro conterraneo Di Pietro». La fuoriuscita "momentanea" di Di Pietro dal Parlamento, secondo il Guerriero Sannita, è «una grave perdita per la politica nazionale e per quella molisana». In conclusione, «l'’Italia e il Molise hanno ancora bisogno dell’Italia dei Valori e del nostro Antonio Di Pietro, e nella situazione in cui versa la politica nazionale è necessario un rilancio dell’Idv, perché quella foto di Vasto (con Bersani e Vendola, ndr) può essere ancora attuale». Al di là di queste opinabili dichiarazioni, l'unico plauso lo merita Mascitelli, che subito dopo l'esito delle urne si è dimesso da segretario regionale dell'Idv.

CONCIA E FINI: «BISOGNA SAPER PERDERE». Shel Shapiro cantava che «Bisogna saper perdere». E invece l'incapacità di accettare la sconfitta si è dimostrata, in questo caso, bipartisan: Anna Paola Concia (Pd), che pure avevamo avuto modo di apprezzare in un incontro avuto con lei a Pescara, ci ha deluso perchè ha postato su Twitter un commento nel quale sostanzialmente critica gli italiani per aver preferito Razzi a lei, aggiungendo che "questa è la democrazia". Cara Anna Paola, non è il massimo buttare fango sugli avversari, a prescindere dalla loro presunta moralità: se non sei stata rieletta ricordati del famoso proverbio "Chi è causa del suo mal pianga se stesso" e prendi esempio dal tuo collega di partito Franco Marini, che non ci risulta si sia lamentato per il suo mancato rientro in Senato. Stesso discorso per Gianfranco Fini, che ha affermato: «Il peggio deve ancora venire». Purtroppo anche il leader di Fli ha pagato una serie di sbagli che gli sono risultati fatali, e sarebbe bene che ci riflettesse anzichè sparare sentenze nefaste. Altrimenti, poi, si finisce solo per dare ragione a Grillo, quando accusa la classe politica di essere arrogante e, soprattutto, incapace di fare ammenda.


Giulio Bertocciani