E adesso “Cofa” ci facciamo?

Tante (troppe) idee, proposte e progetti per un'area che, una volta che sarà terminata la demolizione, ci auguriamo non diventi terra di nessuno

E adesso “Cofa” ci facciamo?

VAI CON LA DEMOLICOSTRUZIONE. Questa mattina, a Pescara, hanno preso il via i lavori di demolizione dell'ex Cofa (l'ex mercato ortofrutticolo ai piedi del ponte del Mare) dopo un’opportuna operazione di bonifica e sgombero. Il governatore D’Alfonso, con il suo solito lessico pirotecnico, ha parlato di “demolicostruzione”, e in effetti ora, al di là delle sterili polemiche politiche di sorta, che non mancano mai, la vera questione da tenere al centro della discussione è proprio il futuro della zona. In sostanza, una volta tirato giù l’ex Cofa, cosa ce ne faremo di ciò che resta, cioè di tutta quell’ampia area?

LE IPOTESI DEL FARAONE. Ebbene, il Faraone, parlando con i giornalisti, ha ricordato alcune idee ipotizzate nel passato, come quella di "musei connessi all'economia del mare", una "università del mare" o uno "spazio di accoglienza turistico-alberghiera". Il buon Lucianone ha assicurato che "ragioneremo senza trascurare alcunché", concludendo con un’iperbole delle sue: "Non ho in odio il privato, ma qui deve essere un monumento dell’iniziativa pubblica".

DI MARCO. Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara, parla invece di “un passo importante e atteso da tempo” e, mantenendosi sul vago, aggiunge che “ora, però, quell'area va riqualificata e, nella scelta di cosa realizzarvi, occorrerà condivisione e partecipazione. Lo splendido terreno su cui sorgeva l'ex Cofa, infatti, è un patrimonio di tutta la comunità pescarese e starà a noi amministratori saperlo restituire alla collettività potenziato e arricchito di significato”. In sostanza neanche Di Marco dice cosa verrà realizzato al posto del “mostro”.

ARDIZZI PENSA A TEL AVIV. La chiusura spetta a Ezio Ardizzi, presidente di Confcommercio Pescara: “C’è bisogno che nell’aera ex-Cofa si realizzi una struttura capace di attrarre visitatori, che si proponga come volano della ripresa e che crei un concreto ritorno per la collettività. L’attrattore che immaginiamo, sulla scorta per esempio di una mirabile riqualificazione del water front realizzata a Tel Aviv, potrebbe essere una struttura non più alta di 13 metri, con una superficie totale di circa 12.000 mq e che ospiti un museo virtuale (a Tel Aviv è stato realizzato un acquario virtuale); un’idea sostenuta e già progettata dalla Facoltà di Architettura dell’Università D’Annunzio. Una siffatta struttura, a fronte di costi di investimento decisamente sostenibili, potrebbe creare nuovi posti di lavoro, numerosi posti auto e potrebbe distribuire ricchezza sull’intero mercato ricettivo, del commercio, della ristorazione e dei servizi in generale, consegnando ai nostri figli una città con un futuro”. Vedremo.

Nicola Chiavetta