Dopo lo "stop" al Ponte arriva quello allo Stadio. Ma a Pescara si può fare qualcosa?

Gli uffici della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio Abruzzo intervengono ancora: nel mirino il progetto da 40milioni per vincoli architettonici

Dopo lo "stop" al Ponte arriva quello allo Stadio. Ma a Pescara si può fare qualcosa?

DOPO LO STOP AL PONTE ARRIVA QUELLO ALLO STADIO: MA SI PUO' FARE QUALCOSA. La Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio d'Abruzzo interviene ancora con un no. Dopo quello celebre al 'Ponte de Cielo', un'idea francamente bruttina secondo il nostro giudizio "ignorante" al largo delle nostre acque già minacciate da altre installazioni petrolifere, ecco l'altro "niet" al progetto del nuovo stadio di Pescara da 40 milioni di euro, presentato il 9 novembre da Luciano D'Alfonso, il presidente della Lega Calcio B, Andrea Abodi ed il presidente della Pescara Calcio Daniele Sebastiani. Il sindaco Marco Alessandrini, fresco di archiviazione per avere omesso di pubblicizzare l'ordinanza di divieto di balneazione nello scandalo più "puzzolente" dell'estate, è giustamente furibondo e annuncia che “porteremo avanti con tutti i mezzi a disposizione la nostra determinazione per dotare Pescara di una struttura sportiva di livello europeo in grado di far crescere la nostra economia territoriale”. Ecco dove sta il problema indicato dagli uffici delle Belle Arti e Paesaggio: nascerebbe - usiamo il condizionale perchè non ne siamo certi -  dall'apposizione del vincolo architettonico sull'intero Stadio Adriatico Giovanni Cornacchia che non è certamente un capolavoro (ribadiamo che non siamo tuttologi, però). La posizione di perenne diniego alle innovazioni da parte di chiunque non è un atteggiamento positivo. Questo si.

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