Di Primio scivola su Zeman

Il Sindaco dopo l'infelice battuta «è già un mezzo rom » tenta di recuperare l'impossibile. Polemica su facebook

Di Primio scivola su Zeman

CHIEDERE SCUSA E BASTA NO, EH? - Se lo dice lui - il sindaco di Chieti Umberto Di Primio - che l'infelice battuta «Zeman è già un mezzo rom», pronunciata durante un dibattito televisivo sulla discarica Casoni, sul tecnico del Pescara se la poteva risparmiare c'è da credergli. Bene il mea culpa e le scuse ma poi, quando torna a parlare della diatriba (Chieti-Pescara) anzichè chiarire e mettere pace tra gli animi, ottiene esattamente l'effetto contrario. Come uno che per spegnere un pericoloso fuoco, invece dell'acqua, getta benzina su facebook, Di Primio, rilancia la polemica autodefinendosi «un campanilista» ed offrendosi, inevitabilmente, allo sproloquio mediatico. «Ok - ha scritto stamattina il sindaco di Chieti sul suo profilo -  la battuta su Zeman me la potevo risparmiare (ma sapete quanto m'importa a me di Zeman?), così non avrei alimentato tutto questo inutile chiacchiericcio fatto da chi vorrebbe strumentalizzare politicamente e da chi cerca il pretesto per esasperare una contrapposizione (Chieti/Pescara) che accetto solo fino a quando si limita allo sfottò gogliardico e campanilista. Se volete saperla tutta, trovo... stucchevole e sciocco sia il risentimento per la battuta goliardica, sia l'esaltazione della stessa. Che io sia orgogliosamente legato alla mia città non è un segreto. Che io ami la mia Chieti lo sanno tutti. Questo però non vuol dire che per le altre città provi odio...per vero odio solo la sciocchezza e l'arroganza. Sono un campanilista (portatore sano di una bella malattia che è la passione per la propria terra e bandiera), difendo da sindaco la mia città (contro tutto e tutti), ma penso all'Europa, al mondo e guardo il microcosmo Abruzzo, e quello che contiene, quindi anche Pescara (chiaro?)». Chiaro? Insomma, mica tanto: sembra piuttosto ribadire quanto detto in televisione piuttosto che mettere pace tra gli animi. 

DI PRIMIO E LA VISIONE - La seconda parte del messaggio quando parla dell'Abruzzo, di Pescara, del turismo e del tifo sembra piuttosto un modo contorto per uscire dal pantano, in cui si è ficcato con tutte le zampe e da cui difficilmente ne verrà fuori con successo. «Nella mia visione della vita e della politica - aggiunge Umberto Di Primio - , è l'Abruzzo, l'Italia che hanno bisogno oggi più che mai d'essere difesi. L'Abruzzo, per limitarci alle nostre cose, ha bisogno di tutti quanti possano contribuire a farlo crescere in ogni campo e settore. Per passare a considerazioni più leggere e parlare di calcio, se il Pescara va in serie A meglio per chi fa il tifo per il Pescara... e per l'Abruzzo, Chieti compresa questa volta. Se succederà, vorrà dire, sperando che qualcuno da fuori segua la propria squadra, che Chieti...l'Abruzzo, potranno sfruttare la situazione per promuovere le proprie bellezze ed attrazioni turistiche. Insomma se il Pescara sale io non verrò alla festa (nemmeno mi inviteranno credo), ma neppure piangerò. Quanto all'invidia di cui qualcuno m'accusa, debbo dire che è un sentimento che non conosco, neppure nel calcio. Chieti non punta alla serie A calcistica (noi siamo nati per soffrire), l'abbiamo conosciuta però e la conosciamo in altri sport. Chieti si candidata per la massima serie di altro, eventi culturali, siti archeologici, teatro, qualità della vita (avremmo bisogno di tanti nuovi posti di lavoro) etc.. Insomma Chieti farà e fa quello che tremila anni di storia, seppur con fatica, consentono di fare. Buona domenica a tutti ed evitate, se potete, di utilizzare sulla mia bacheca un linguaggio volgare». Mah! Sindaco Di Primo stavolta non c'hai proprio azzeccato! Potevi chiedere scusa e basta - come hai fatto - proponendoti al mondo teatino, ed abruzzese in genere, come uno che sa ammettere i propri sbagli ed è capace di uscire fuori da alcune logiche medioevali. E, invece, con questi proclami mediatici «Il premio Prisco non lo consegno a un rom come Zeman» non fai che ribadire e legittimare le rivalità e l'astio, perfettamente inutili, tra i cugini di mare e quelli di montagna.

Marco Beef