Chieti e la caccia all'imbrattatore che si firma "Gomez"

Polizia e carabinieri stanno visionando immagini di video-sorveglianza e analizzando tabulati telefonici per incastrare l'autore del raid vandalico all'asilo

Chieti e la caccia all'imbrattatore che si firma "Gomez"

CHIETI E LA CACCIA A GOMEZ. “Rivoltati. Crisi uguale a parola inventata dai politici per coprire i loro stipendi d'oro. Gomez”. E' questa la misteriosa firma del writer, o vandalo per la maggioranza dei teatini, apparsa la scorsa notte sulla porta d'ingresso della chiesa Santissimo Crocifisso nel popoloso quartiere di Chieti Scalo. Ma chi è questo Gomez? Perchè ha imbrattato e vomitato anche all'interno di un luogo sacro come l'asilo nido di via Amitrana? Non è la prima volta che la cittadinanza teatina si trova a fare i conti con l'autore di queste scritte e che le forze dell'ordine stanno cercando alacremente. Ha agito da solo? Un testimone ascoltato dai carabinieri avrebbe riferito di avere visto alcuni ragazzi nei pressi della scuola intorno alle 3 del mattino di mercoledì. Si stanno analizzando i tabulati telefonici ed alcune immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza di un edificio vicino all'asilo devastato solo pochi giorni dopo la sua inaugurazione. Ma per il momento non ci sono sviluppi sul gesto che l'assessore Colantonio sulla sua bacheca facebook non ha esitato a definire "da bastardi". A chiedere giustizia, poi, ci sono anche i genitori dei piccoli ospiti dell'istituto, ancora chiuso, ed alle prese con gli enormi disagi provocati da Gomez e compagni.

IL FENOMENO DAL PUNTO DI VISTO SOCIOLOGICO. Il fenomeno “writers” richiama quel tipo di subcultura intenzionata a discostarsi dal convenzionale, in particolar modo in riferimento a idee politiche, idee sociali o più semplicemente pensieri personali. Perchè scrivere solo un post sui social, quando puoi attirare l'attenzione distruggendo una scuola? Dai diretti interessati è considerato un strumento comunicativo che libera dalle proprie emozioni e stati d'animo nei confronti di una società ormai anomica per loro, ma a noi sembra essersi trasformata in una forma di protagonismo che li vuole al centro dell'attenzione, al centro della società. Scelgono strade principali, treni, luoghi di formazione, non l'ultima strada di confine. Venti anni fa il fenomeno era quasi comprensibile, ma oggi nell'era del web 2.0 fa quasi sorridere. Eppure questi comportamenti, al limite del borderline, provengono da un cupo retroscena, da una impossibilità comunicativa convenzionale che provoca isolamento da amici, familiari e istituzioni. Attraverso le scritte/sfoghi i messaggi, secondo gli “artisti” in questione, vengono letti senza interruzioni e risposte. A condire il tutto, una dose di trasgressione appagata dalla sicurezza dell'anonimato. Una setta segreta e se non si è nel giro, risalire all'autore è quasi impossibile. Ma qual'è il limite? A differenza degli anni passati, il fenomeno sembrerebbe aver preso un nuovo trend e in effetti i casi in cui libera espressione e distruzione vanno di pari passo sono aumentati spaventosamente, a discapito dei contenuti. La preoccupazione è quella di perdere il controllo e che la parola “writer” possa essere strumentalizzata da persone che di writer non hanno proprio nulla.

Marcella Tricarico