Dal 1° gennaio 2016 è entrato in vigore il Bail-in: cos’è? E come funziona?

Il nostro consulente finanziario di fiducia Andrea Iacone spiega il sistema banche ed il processo decisionale nelle scelte di investimento

Dal 1° gennaio 2016 è entrato in vigore il Bail-in: cos’è? E come funziona?

Non vorrei parlare solo di cos’è il bail-in e cosa comporta, ma soprattutto fare una critica, e questa è sicuramente l’occasione giusta, su quello che è il mondo finanziario : il sistema banche ed il processo decisionale nelle scelte d’investimento del cliente-risparmiatore.

Quante volte negli ultimi anni mi sono sentito dire  “ …ma tanto le banche non possono fallire ” . Questo semplicemente perché dicevo alle persone di diffidare dei conti deposito con tassi alti e fuori mercato, e di fare attenzione nell’investire in obbligazioni della banca, perché se fosse fallita avrebbero perso i loro soldi. L’educazione finanziaria è fondamentale; non è il problema se fallisce una banca, il problema è dove io ho i miei soldi e come li ho investiti.  I  fallimenti ci sono sempre stati e ci saranno ancora; sono falliti Stati figuriamoci se non possono fallire le banche. Ciò è avvenuto, ed è cronaca di questi ultimi giorni. I fallimenti dell’Argentina, Cirio, Parmalat, non hanno insegnato niente. Risparmiatori di banca Etruria, banca Marche, la stessa Carichieti qui in Abruzzo che non hanno più nulla. Azioni ed obbligazioni neanche liquide e senza un mercato regolamentato.

Ora tutti  vorrebbero indietro i loro soldi, si certo,  perché no, allora ridiamo i soldi anche a tutti quelli che hanno perso in borsa negli ultimi dieci anni perché i mercati sono scesi. Si perché se investo in borsa è rischioso,  è “speculativo” e posso perdere, se invece investo in obbligazioni no, quello è “sicuro” .  In Italia prima si fanno investimenti al 6% senza farsi domande poi si rivogliono i propri soldi. Quando investo nella società X posso perdere, e anche tutto se quella fallisce, sia che investa in azioni sia che investa in obbligazioni. Ecco perché è importante non investire tutto su un unico titolo, perché poi, come è successo ai risparmiatori “traditi” , il vero rischio è quello  di perdere tutto, ma DIVERSIFICARE. In che modo?  Comprando molti titoli se si è bravi e li si sa gestire, oppure, ed è la cosa migliore, quote di fondi o sicav che sono già diversificati. Non limitarsi poi a scegliere fondi della stessa banca,  perché magari poco efficienti,  ma affidarsi a consulenti o promotori finanziari che lavorano con società indipendenti e prive di conflitti di interessi.

E’ possibile che una persona che compra una casa o una macchina gira giorni o mesi e per scegliere una banca dove forse andrà ad investire i suoi soldi, magari risparmi di una vita, va alla prima che incontra sotto casa?  Non mi è mai capitato di vedere  portafogli di clienti di una banca che non fossero investiti in obbligazioni della stessa banca o in prodotti strutturati, index, polizze o fondi di casa.  Ciò che collocano in banca spesso è quello che viene ordinato dall’alto, sanno ciò che offrono ma si adeguano, sono dipendenti e prendono uno stipendio. Tutto  senza una vera rilevazione dati del cliente, senza tener conto dei loro obbiettivi , del loro profilo di rischio,  orizzonte temporale, delle loro esperienze in materia di investimenti, dico sempre, si dovrebbe investire in un prodotto che si è in grado di spiegare in cinque minuti ad un bambino di dieci anni. A tutti i clienti viene proposta la stessa cosa, a tutti viene “venduto” lo stesso prodotto.

Oltre che affidarsi a consulenti competenti e professionali, da quest’ anno con l’introduzione del bail-in diventa anche fondamentale verificare  il grado di solidità della banca. Dal 1° gennaio 2016 è entrato in vigore in Italia il bail-in, introdotto dalla direttiva europea BRRD (Bank recovery  and resolution directive) che regolamenta le crisi bancarie. Sarà uno degli strumenti a disposizione della Banca d’Italia quando vi è una crisi bancaria.

Che significa?  Sono stati centinaia finora i miliardi di soldi pubblici utilizzati per aiutare le banche in difficoltà.  Dal 2016 in caso di fallimento di una banca i costi del salvataggio non ricadranno più sullo Stato ( e quindi sui contribuenti, bail-out ) ma sugli azionisti e creditori della banca stessa ( bail-in  “garanzia interna” ).

Come funziona? A contribuire al salvataggio di una banca saranno in ordine:  prima gli azionisti, poi i titolari di obbligazioni subordinate (obbligazioni junior,  sono le più rischiose  perché vengono rimborsate dopo le altre e per questo hanno tassi più alti) , poi i possessori di obbligazioni ordinarie (obbligazioni senior), poi i conti correnti con somme depositate superiori a 100.000 euro. Dovrebbero essere al riparo i correntisti fino a 100.000 euro ( per i conti cointestati ogni correntista fino a 100.000 euro , quindi ad esempio, se un conto è cointestato a due persone la tutela può arrivare fino ad un totale di 200.000 euro).

Per misurare la solidità di una banca ci viene in aiuto il CET 1 ( core equity tier 1) ratio, che è appunto, un indice utilizzato dagli analisti per misurarne il grado di affidabilità. Io ne userei un altro molto più banale, diffiderei semplicemente di quelle banche che offrono tassi sui conti deposito fuori mercato; oggi in Italia ce ne sono ancora alcune che con i tassi a zero danno oltre il 2% !

Andrea Iacone