Una legge per la riscoperta della Majella sotterranea

La montagna Patrimonio dell’Unesco non smette di stupire: ci sono circa 40 giacimenti minerari sparsi in 12 comuni della provincia di Pescara

Una legge per la riscoperta della Majella sotterranea
I consiglieri regionali abruzzesi hanno messo la firma ieri 24 marzo su un provvedimento, passato all'unanimità, diretto a valorizzare i sentieri nascosti nel ventre della Majella. Si tratta dell'approvazione della proposta di legge presentata dall'opposizione: “Disposizioni per l’utilizzo e la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso”. Oltre agli incantevoli itinerari del "Parco Nazionale della Majella", patrimonio mondiale dell'Unesco, ce ne è uno, ammantato di mistero, riscoperto recentemente dagli speologi del GRAIM: esso si snoda nelle viscere della Majella "nera" (per la presenza del bitume) e riguarda circa 40 giacimenti minerari sparsi in 12 comuni della provincia di Pescara: Abbateggio, Bolognano, Caramanico, Lettomanoppello, Manoppello, Roccamorice, San Valentino, Scafa, Serramonacesca, Tocco da Casauria, Turrivalignani e Popoli. Le miniere di bitume della Majella conservano le storia di un Abruzzo scomparso da decenni. Non tutti sanno che lo sfruttamento industriale del bacino minerario, risalente verso la fine dell'Ottocento, era tra le più importanti d'Itali e consentiva a centinaia di minatori e alle loro famiglie, una vita ritenuta dignitosa per quei tempi. Addirittura le prime tracce dello sfruttamento minerario sulla Maiella risalgono al Neolitico i cui reperti archeologici come panetti di bitume risalgono al 4.700 a.c..
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