Suicida in carcere l’omicida di Eliana Maiori Caratella

L’uomo era in cella nel carcere di Lanciano: lunedì scorso aveva ucciso la compagna con un colpo di pistola, ieri si è tolto la vita

Suicida in carcere l’omicida di Eliana Maiori Caratella

Giovanni Carbone, il 39enne originario di Matera che vive a in città a Montesilvano e che lunedì scorso aveva ucciso a Miglianico la compagna Eliana Maiori Caratella (41 anni), si è suicidato ieri nel carcere di Lanciano, dove era rinchiuso con accuse di omicidio volontario e porto abusivo di armi illegalmente detenute.

Lo confermano fonti sanitarie e carcerarie. L’uomo aveva ucciso la donna con un colpo di pistola alla testa e si era poi costituito ai carabinieri di Ortona.

Un epilogo tragico, che so somma all’enorme dolore lasciato da questo ennesimo femminicidio di cui sarà impossibile alleviare la sofferenza.

“Leggere che il detenuto originario di Matera, autore di femminicidio, prima di suicidarsi ieri nel carcere di Lanciano aveva ripetutamente manifestato il proposito di togliersi la vita, contribuisce dolorosamente ad aggravare l’emergenza suicidi che raggiunge il terrificante numero di 83 detenuti dall’inizio dell’anno”. Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che aggiunge: “il 2022 è un anno orribile per le morti nelle carceri, mentre si abbassa l’età dei detenuti suicidi (over 40 con numerosi over 30 ed extracomunitari) a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici sono i più fragili e vulnerabili. Purtroppo – dice Di Giacomo – mentre si leggono impegni politici e dichiarazioni di nuovi parlamentari ed esponenti di Governo i suicidi dovrebbero riportare alla realtà del carcere ed accelerare le misure da prendere passando dalle parole generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. È legittimo chiedere di individuare responsabilità sulla precedente circolare sui suicidi dimostratasi fallimentare, come la task force insediata dall’allora Ministra di Grazia e Giustizia, Cartabia? Lo stesso precedente Capo del DAP Renoldi ha definito i suicidi “una sconfitta per le istituzioni”. Del resto è troppo facile – continua Di Giacomo – procedere al classico ‘scarica barile’ delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Anche gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano mentre il Ministro Nordio sta pensando al recupero di vecchie caserme, idea non nuova che richiede comunque soldi e tempi non brevi di realizzazione.
Questa mattanza silenziosa deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere”.