"Sanitopoli" torna in Aula 1

Processo sulle presunte tangenti nella sanità abruzzese. Il pool di magistrati scopre le carte su Quarta e Conga

"Sanitopoli" torna in Aula 1

"SANITOPOLI" TORNA IN AULA - Ennesima udienza per il processo, così detto "Sanitopoli", sulle presunte tangenti nella sanità abruzzese e che ha portato alla decapitazione della Giunta dell'ex governatore Ottaviano Del Turco. In aula oltre ai legali della difesa ci sono gli impuntati: Del Turco, lamberto Quarta, Camillo cesarone, Antonio Boschetti, Luigi Conga e Bernardo Mazzocca. Questa mattina doveva essere sentito l'ingegner Carlo De Benedetti, azionista di riferimento del Gruppo Editoriale L'Espresso e della Cir, ma un impedimento ha fatto rinviare la sua testimonianza. E' assente anche il "grande accusatore", nella duplice veste di imputato e parte offesa, Vincenzo Maria Angelini.

LA CASA DI QUARTA - La prima persona a sedersi sul banco dei testimoni è Sonia Quintiliani, moglie del titolare della società che ha venduto la casa, in via Alcyone a Francavilla, e di proprietà di Lamberto Quarta. Alle domande del Pm Di Florio, la signora Quintiliani ha spiegato che «la casa è stata pagata 390mila euro più 65mila in nero». Le domande della Procura sono concentrate sulle modalità di pagamento dei vari lavori realizzati nell'abitazione di Francavilla e per questo viene sentito anche il fabbro che ha realizzato i lavori di miglioria (le ringhiere) e pagati per metà da Quarta e metà dalla ditta che gli ha venduto la casa 

L'APPARTAMENTO DI MONTESILVANO - Di Florio ha chiamato, poi, Giancarlo Sciarretta, pensionato Asl ed ex segretario regionale della Uil. Sul banco dei testimoni Sciarretta ha spiegato che «per l'attività politica di Cesarone presi in affitto un appartamento a Montesilvano. I soldi (500 euro mensili) me li dava in contanti Cesarone». 

LA PORCHE E LA VALIGETTA - In aula si è parlato della porche "Cayenne" dell'imputato Luigi Conga, ex direttore generale della Asl di Chieti. In controsame è stato sentito il dott. Ricapito. «Ho sposato la nipote di Conga - ha detto il dottore rispondendo al Pm Di Florio - e nel 2002 ho vinto il concorsp da medico legale alla Asl di Chieti. La Porsche Cayenne era intestata a me ma io non l'ho mai usata, se non con il dottore al mio fianco». L'auto sarebbe stata pagata 117mila euro ma «i soldi per pagarla me li ha dati in contanti Conga che poi io versavo sul mio conto». L'avvocato Valentini, difesa Conga, contesta tutto ma il teste ribadisce anche di «aver pagato il bollo e l'assicurazione con i soldi di Conga». Il presidente Carmelo De Sanctis è intervenuto chiedendo al teste Ricapito se la valigetta, con oltre 100mila euro in contanti e sequestrata dalla Finanza, fosse di sua proprietà. «Assolutamente no. Quel denaro non era mio», è stata la risposta del medico legale. 

CONGA: «RICAPITO MENTE» - Durante le dichiarazioni spontanee l'imputato Luigi Conga, ex manager della Asl di Chieti, ha puntato il dito contro il medico legale e parente acquisito Ricapito accusandolo di «mentire spudoratamente». Alla base delle dichiarazioni rese in aula dal marito della nipote Luigi Conga ha spiegato che il Ricapito sarebbe mosso da un «profondo astio nei suoi confronti, in seguito a dei contrasti di natura familiare e che lo hanno mosso ad infangare il mio nome».

PETRUZZI E L'OFFERTA DA 45 MLN - Nel pomeriggio si siede sul banco dei testimoni il dott. Nicola Petruzzi, legale rappresentante dell'omonima clinica ed affittuario, attualmente, di Villa Pini. Al Pm ha raccontato di come, insieme al Gruppo De Benedetti, avessero preso in considerazione l'ipotesi di rilevare le cliniche di Angelini. «Dopo aver analizzato i documenti di Villa Pini - ha spiegato Petruzzi - ci siamo accorti che c'era qualcosa di irregolare nei ricoveri ed abbiamo desistito dal procedere nel'operazione». Si parla della valutazione di Villa Pini che - stando a quanto riportato da Petruzzi - sarebbe di «40/45 milioni di euro, al netto dei debiti, mentre Angelini ne voleva 180/200 e rifiutò». Petruzzi ha anche parlato di una situazione "anomala" circa alcuni dipendenti del Gruppo Villa Pini «pagati per stare a casa perchè invisi alla dirigenza».

Redazione Independent