Rintracciata una falsaria

La georgiana faceva parte del sodalizio criminale dedito al traffico di esseri umani. Era latitante dal 27 gennaio

Rintracciata una falsaria

PRESA LA FALSARIA - Questa mattina la Squadra Mobile di Pescara ha arrestato una cittadina georgiana che si era resa latitante in seguito dell’operazione di polizia, del 27 gennaio scorso, contro un traffico internazionale di clandestini fatti entrare in Italia con false carte di identità del comune di Pescara.  

RINTRACCIATA A MONTESILVANO -  Ana Gurashvili, classe 1968, nata a Tiblisi (Georgia), è stata rintracciata in un appartamento di Montesilvano, dove dovrà rimanere ristretta agli arresti domiciliari in base al provvedimento emesso dal GIP di Pescara, Gianluca Sarandrea.

L'ACCUSA: TRAFFICO DI ESSERI UMANI - La donna deve rispondere dell’accusa di aver fatto parte di un sodalizio criminale, ben ramificato in Abruzzo, dedito alla fabbricazione di documentazione falsa, utilizzata, nella maggior parte dei casi, per consentire l’ingresso o la permanenza in Italia di cittadini extracomunitari non aventi titolo. 

INDAGINE PARTITA DA PRAGA - Le indagini erano partite  nel febbraio del 2010  a seguito di una comunicazione pervenuta presso questa Questura dall’Ufficio Unità Investigazioni di Frontiera della Polizia di Stato presso l’Aeroporto di Roma – Fiumicino dove era stata segnalata, in qualità di persona indagata, la Gurashvili. Infatti, a seguito di un controllo eseguito, in data 7 gennaio 2010, dalla Polizia di frontiera presso l’aeroporto di Praga, proprio  nei confronti della predetta Gurashvili, giunta con un volo proveniente da Istanbul (Turchia) ed in procinto di imbarcarsi su di un volo diretto a Roma unitamente a due suoi connazionali,  erano stati tratti in arresto da quelle Autorità i due accompagnatori della cittadina georgiana perché trovati in possesso di documenti apparentemente rilasciati da autorità italiane, ma risultati palesemente falsi al controllo. In quelle medesime circostanze, la polizia ceca rilasciava la Gurashvili perché pur ritenendola coinvolta non riscontrava sufficienti indizi di reità a carico della medesima.  La stessa Autorità, tuttavia, provvedeva, per le vie brevi, a comunicare  i fatti  all’Autorità di frontiera italiana, che immediatamente avviava le attività investigative opportune.

Red. Independent