Regionali. Minaccia "Rosa"

Le Democrat vogliono inserire le quote nella Legge Elettorale: «Se non lo fanno la impugneremo»

Regionali. Minaccia "Rosa"

LEGGE ELETTORALE. LE DEMOCRAT SBATTONO I PUGNI. Le elezioni regionali si avvicinano e il tema della riforma della legge elettorale è in pole position nelle agende dei portagonisti della vita politica e degli aspiranti alla corsa elettorare. Finora se ne sono sentite di ogni: eliminazione del listino, sbarramento, voto disgiunto, collegi regionale anzichè provinciale, emendamenti sulle preferenze, introduzione di una fantomatica norma Anti-D'Alfonso etc etc. Ma l’unico argomento che ancora mancava era quello sollevato dalle "democraticissime" Manola Di Pasquale, Francesca Ciafardini e Marinella Sclocco che lanciano un appello a tutte le donne dei partiti affinchè si battano per la democrazia paritaria. «Ci chiediamo - scrivono in una nota le leader rosa del Partito Democratico - quali correttivi si stiano valutando per tendere alla parità di genere nelle istituzioni. Ad oggi il Consiglio regionale sembra ignorare le diposizioni dell’art. 51 della Costituzione e della recente legge numero 215 del 2012, mostrandosi miope rispetto alle richieste della società e degli standard internazionali che chiedono all’Italia, ed in particolare alla politica italiana, di perseguire un risultato di civiltà: la presenza paritaria tra uomini e donne nelle cariche elettive, esecutive e dirigenziali pubbliche». Come se non bastasse viene citata anche l'impugnabilità della legge elettorale, con tutte le conseguenze giuridiche del caso e con ricadute anche sui risultari elettorali, qualora non venisse apportato alcun correttivo al dispositico. «Il Consiglio e la Commissione Statuto ad oggi - gridano le agguerritissime Democrat - non hanno espresso alcuna preferenza per le possibilità in campo: doppia preferenza di genere, listino di scopo, norma antidiscriminatoria nella composizione delle liste e della giunta. E nulla hanno detto su eventuali altre ipotesi innovative allo studio che abbiano questa finalità. Chiediamo ai gruppi in Consiglio regionale - concludono - di esprimere pubblicamente, non solo alle donne ma all’opinione pubblica abruzzese, la loro discussione sull’argomento e le loro proposte».

 


Marco le Boeuf