Pescara senza un polmone

Questione Pineta Dannunziana - «Sarà aperta entro l'estate» aveva giurato Mascia. I lavori sono fermi: perchè?

Pescara senza un polmone

LA QUESTIONE DELLA PINETA CHIUSA - La Pineta Dannunziana, uno dei luoghi piú amati e frequentati da tutti i cittadini pescaresi (e non solo) è ancora chiusa. La stagione turistica é ormai iniziata e, nonostante le voci rassicuranti provenienti dal Comune di Pescara che ne garantivano la riapertura per la fine di Giugno, nulla sembra essere cambiato. «Riapriremo entro l'estate», aveva chiosato il sindaco Luigi Albore mascia, commentando l'affidamento dei lavori per la messa in sicurezza del polmone verde della città. Ma, a distanza di vari mesi, quei cancelli sono chiusi e nessuno può entrare. Cosa sta succedendo? E il tutto pesa ancora di più se si considera il caldo torrido di Caronte, che impedisce il refrigerio ovunque fuorchè tra quei meravigliosi spazi verdi a sud di Pescara.

LE NEVICATE, GLI ALBERI ED I LAVORI - Va bene, la storia è arcinota! C'è stata l'abbondandissima nevicata di fine gennaio (cinque mesi fa) che ha creato, oltre ai numerosi problemi di viabilità, danni irreparabili ai meravigliosi pini marittimi di tutta città di Pescara. Complice la totale incuria di questa Amministrazione (e di quelle precendenti), che ha lasciato al proprio destino quegli alberi che necessitavano di arrenzione e manutenzione, il peso della neva ha fatto il resto. Migliaia di piante secolari si sono spezzate per sempre, così pure quelle più sane che però rischiano di rivelarsi un pericolo per le vite dei frequentatori del parco . E' successo, però, che i lavori sono stati assegnati, con tanto di coniprogramma per l'esecuzione dei medesimi. Ma allora che cosa è successo? perchè non sono stati ancora terminati? E, poi: è mai iniziato questo massacro delle piante? Domande senza risposta, intanto i soldi sono stati assegnati e - forse - già pagati.

IL BANDO DA 90MILA EURO - L'ultimo bando parlava di una cifra intorno ai 90mila euro per segare ed eliminare le piante pericolanti nei comparti 3 e 4 del Parco D'Avalos: per intenderci quello del Laghetto dei Cigni e quello dietro via Scarfoglio. Secondo il progetto, tra i due comparti era prevista la rimozione di 53 piante già crollate a terra, 117 sono gli alberi pericolanti da abbattere e 365 quelli da potare. Un vero massacro del verde pubblico - va detto che la ditta non c'entra nulla in ciò! - e che oltre al danno c'è la beffa!

Marco Beef