Pescara più triste di Leopardi

I biancazzurri perdono anche a Recanati per 3-2

Pescara più triste di Leopardi

Numeri da urlo, ma urla da film horror, per il Pescara: 15 gol subiti nelle ultime 4 trasferte per i biancazzurri che affondano anche a Recanati dove perdono 3-2 un match divertente, ma solo per i padroni di casa. Nulla da ridere per gli abruzzesi che, rispetto a quando Zeman sedeva in panchina, non cambiano atteggiamento. Il segnale è inequivocabile: mister Bucaro muoveva le marionette da Natale come le muove attualmente, con o senza il boemo al comando. Sollevare Sdengo dalla guida del Pescara, per dare la patente al tecnico attuale, è da considerare un'operazione inutile dal punto di vista tecnico semplicemente perché nulla è cambiato. L'unica nota positiva sta nel fatto che l'allenatore di Praga, icona del calcio insegnato, oggi ha la possibilità di curare i suoi problemi senza pensare a timonare un vascello che fa acqua da tutte le parti. La decisione della società adriatica di confermare in panca il tecnico in seconda, quindi, oggi è un vero e proprio fallimento. Difesa da capogiro per gli abruzzesi che ormai hanno una confidenza per nulla invidiabile con la raccolta del pallone all'interno della loro rete. A nulla serve la facilità nell’andare a segno se poi alle spalle la voragine è talmente ampia che se i gol subiti non sono quattro, al minimo sono tre. Rispetto alla precedente gara con la Torres, cambiati i trequarti degli elementi difensivi titolari con risultati identici ai passati. A nulla serve avere uno dei migliori portieri della categoria se a protezione della porta si ha una difesa che definirla tale è un eufemismo. Plizzari anche stasera autore di un paio di miracoli inutili, un po' come se, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, questi ultimi fossero stati ributtati a mare. Centrali difensivi non pervenuti a Recanati: Pellacani e Mesik si sono notati solo per la mancanza di copertura, per il resto gara anonima. Incredibile quanto permesso a Lipari in occasione del secondo gol dei marchigiani: il giocatore, seppur dotato di visione di gioco e abilità tecnica, passa attraverso tre biancazzurri al limite dell'area (in supporto c'era anche Meazzi) prima di appoggiare a rete davanti all'incolpevole Plizzari. Centrali assenti ingiustificati. Terzini a corrente alternata: Pierno, ammonito già dopo 14 minuti, prima fa fare ciò che vuole a Lipari che la mette in mezzo per il tapin di Melchiorri, poi non si fa perdonare fino alla sua sostituzione. Dall'altra parte, Milani prova a spingere sull'acceleratore: gli riescono delle sortite che non portano a nulla nel primo tempo e, dopo un break d'anticipo, danno un frutto nel secondo. Il fallo di mano sul suo cross varrà il penalty segnato da Merola. Stop. E che dire del centrocampo? Anche qui, rispetto alla partita di Sassari, due cambi su tre nella formazione titolare con il suolo Aloi confermato. L'esperto mediano, poi, gioca la gara come conoscesse già la trama e il finale: quindi, perché impegnarsi? Tunjov è quello che ha almeno tentato un paio di conclusioni dalla distanza: sostituito tra il primo e il secondo tempo dalla statua di cera di Meazzi, appena arrivata da Madame Toussauds. Il biondo centrocampista non fa in tempo ad entrare che si ritrova invischiato della gran giocata che vale il 2-1 di Lipari: si nota solo perché passava da quelle parti. Squizzato è come quello studente del quale si dice sempre che è bravo, ma non si impegna. L'attacco si regge sulla vena di Merola, nominato qualche giorno fa giocatore del mese del girone B: per lui una doppietta che fa mordere i gomiti perché risultata inutile, al pari della traversa da lui colpita nel secondo tempo. Il suo gol all'inizio del match illude i veri eroi biancazzurri, quei (tanti) tifosi che hanno deciso di fare una passeggiata sull’ermo colle il martedì appena dopo aver affrontato la trasferta sarda. Una tristezza infinita pensare al loro viaggio verso la città abruzzese, ripartito con lo spirito di Giacomo Leopardi sulle spalle, dopo aver osservato gli errori sotto porta di Accornero e Cuppone, e terminato con il dannunziano aspetto dionisiaco di totale accettazione della vita in tutti i suoi aspetti, compresi il dolore e la sofferenza, sportivi e fisici.