L'Adriatico non può essere terra di conquista

Folle gara del Pescara contro la Recanatese

L'Adriatico non può essere terra di conquista

Quello che non ti aspetti. Un'espressione di soddisfazione stasera sarebbe nata anche sul volto del primo supporter della Recanatese, un tifoso storicamente depresso, pessimista e infelice: Giacomo Leopardi. Vincere a Pescara era un sogno per una squadra che negli ultimi 20 anni ha calcato campi di serie D ed Eccellenza e il sogno si è trasformato in realtà. Complice la peggiore versione biancazzurra di questa stagione, in uno stadio Adriatico che nelle ultime settimane è diventato terra di conquista per chiunque. Dopo la sconfitta contro la prima della classe, la Torres, ecco tre schiaffi che fanno male e che rendono da incubo la serata dei tifosi del delfino. Una condotta di gara scellerata, condita dai soliti errori sotto porta e in difesa, hanno minato la partita del possibile rilancio. Ci mette del suo anche mister Zeman, con il quale, premetto, andrei in capo al mondo: le scelte del boemo, infatti, non sono tutte indovinate. Puntare su giocatori spremuti come limoni in questo inizio di campionato, infatti, da qualche tempo non sta pagando: con una rosa di qualità e vasta quanto quella del Pescara, che in panchina aveva il doppio dei giocatori della Recanatese, non far rifiatare qualche elemento in carenza di ossigeno diventa una colpa. È una colpa, a mio avviso, anche non dare il giusto supporto morale alla grande quantità di giovani a disposizione. Giocatori che non sembrano apprezzati abbastanza dal tecnico anche nei momenti nei quali ci rendono orgogliosi: penso, ad esempio, alla grande vittoria di Ferrara che al novantesimo non è stata salutata dal mister con la giusta “euforia”, anzi. Zeman, infatti, non sta usando la tecnica del bastone e la carota, ma quella del bastone e… del bastone, che da una compagine di ragazzini potrebbe anche non essere compresa appieno. Poi, tenere ai margini elementi di peso come i centrocampisti Mora e Aloi, certamente non sta portando i risultati sperati. Anche oggi qualche scelta per lo meno rivedibile: esordio da titolare per l'attaccante Tommasini che prima dell'intervallo riesce a segnare il suo primo gol in biancazzurro dopo qualche spezzone di gara caratterizzato dal nulla. La cosa potrebbe rappresentare un trampolino di lancio per un ragazzo arrivato in riva all’Adriatico con l'appellativo di bomber e invece la sua avventura finisce lì: durante l'intervallo Tommasini è sostituito a sorpresa sul risultato di 1-0. Mah. La squadra non sembra avere la consapevolezza della sua forza e gli errori “fioccano come nespole”, come avrebbe detto il grande Aldo Biscardi nel suo Processo del Lunedì. La difesa del Pescara fa acqua e viene presa in contropiede quasi ad ogni assalto: Brosco non arriva a chiudere ogni falla, Mesik non è determinante e i due terzini, Moruzzi e Pierno, sono più di spinta che di contenimento. Risultato, nella prima metà del secondo tempo la Recanatese pareggia con Morrone e passa in vantaggio con Lipari. C'è bisogno di una prodezza di Cangiano su punizione per ristabilire quella parità che poi verrà infranta al novantesimo dalla doppietta di Lipari che mette in ginocchio i biancazzurri, uccellati in area di rigore anche da un irriverente colpo di tacco di Sbaffo. Il Pescara è alle corde come un pugile suonato nella serata, l'ennesima, nella quale non brilla la stella di Tunjov, il peggiore tra i biancazzurri: il giocatore estone, infatti, è sempre determinante sia in senso positivo che in senso negativo. Quando lui non gira, neanche il Pescara lo fa: l'impressione è che sia stanco e che possa essere facilmente sostituito da qualche elemento scalpitante in panchina. Qualche spunto di riflessione per il tecnico biancazzurro Zeman che ha l'intelligenza necessaria per capire che la critica cerca di essere costruttiva solo e unicamente per il bene del nostro Pescara.