"Per Sospiri è la scritta antifa che deturpa Moscufo, non la faccia di Benito"

Anpi interviene sulla vicenda che, come prevedibile, ha superato i confini del borgo moscufese ed è diventata terreno di scontro politico

 "Per Sospiri è la scritta antifa che deturpa Moscufo, non la faccia di Benito"

"Per Sospiri è la scritta antifa che deturpa Moscufo, non la faccia di Benito". Comincia così la lunga nota dell'ANPI Comitato Provinciale di Pescara “E. Troilo – A. Ceccherini” ETS a commento di una vicenda che, come prevedibile, ha superato i confini del borgo moscufese ed è diventata terreno di scontro politico.


"Un paio di giorni fa - si legge - il Presidente del Consiglio regionale Sospiri ha condannato su FB un episodio accaduto a Moscufo: si tratta della scritta “*Moscufo è antifa”* fissata sotto un ritratto di Mussolini, bollata come “gesto incivile, quello di deturpare un paese”. Premesso che modalità come quella utilizzata per esprimere il dissenso non trovano il nostro plauso e che in un Paese normale il problema sarebbe il ritratto di un dittatore, va ricordato a chi ha scritto il post e ai tanti che lo hanno commentato richiamando in maniera nemmeno tanto velata usi e costumi del fascismo, dall'olio di ricino ad “altri metodi... MOLTO EFFICIENTI”, che la Repubblica Italiana, nata sulle ceneri del fascismo, ha l'antifascismo come suo fondamento. Riteniamo che chi riveste una carica istituzionale non esattamente secondaria avrebbe dovuto evitare alcuni passaggi che denotano una faziosità che non può in nessun modo appartenere ad un Presidente di un Consiglio regionale. Gli rivolgiamo una domanda: deturpare è concesso e si tollera soltanto quando vengono interessati simboli e personaggi dell'Antifascismo e della Resistenza? Ricordiamo ancora, per esempio, quando a Pescara la targa viaria di via Renato Berardinucci, partigiano e Medaglia d'Oro della Resistenza, fu “trasformata” in via Ezra Pound dai “fascisti del terzo millennio”: non ricordiamo, però, che ci sia stata una condanna o, almeno, una presa di posizione da parte di Lorenzo Sospiri. Così come, per salire ad un livello superiore, non ci risultano prese di posizione di nessuno delle attuali maggioranze in Italia e in Abruzzo per l'occupazione abusiva dell'attuale sede di CasaPound a Roma, in via Napoleone III: nessuna parola neppure dopo le condanne del giugno 2023 e le motivazioni del Pm Eugenio Belmonte, che aveva spiegato che l'occupazione “va avanti dal 2003, che non ha le caratteristiche delle finalità abitative e che ha causato fino al 2019 un danno all’erario stimato dalla Corte dei conti in oltre 4,5 milioni di euro, oggetto anche di un provvedimento di sequestro preventivo non eseguito per ragioni di ordine pubblico". Evidentemente, questi reati riguardano “gli altri”.".

E poi: "È vero quanto sostiene il Presidente Sospiri: la storia si insegna (dopo averla studiata) ma non per fare revisionismo né propaganda. Sostenere che si “ha tutto il diritto di rivendicare l'antifascismo, se qualcuno liberamente ha voglia di ascoltarlo”, significa voler sminuire l'antifascismo stesso: è lapalissiano che si ha il diritto di rivendicarlo perché è la base dello Repubblica, non altrettanto si può fare per il fascismo, bandito dalla Costituzione. Siamo sinceri: ci saremmo aspettati una condanna dei post con toni smaccatamente fascisti e violenti prima di una loro rimozione, perché è questo che dovrebbe fare un rappresentante delle Istituzioni. Ma vogliamo dare al Presidente del Consiglio regionale un'altra possibilità per dimostrare che i valori condivisi, pure richiamati nel suo post, siano quelli opposti al fascismo: che si spenda, facendo pressione presso l'Amministrazione comunale di Pescara, per cancellare dalla lapide dedicata agli “eroi decorati di medaglia d'oro al Valor Militare”, affissa nel 2012 sul muro del Municipio, il nome di Ugo Dino Di Marzio, caduto in Spagna nel 1936 combattendo tra le file fasciste, sostituendolo con quello di Vermondo Di Federico, partigiano fucilato dai nazifascisti nel giugno 1944 e Medaglia d'Oro al Valor Militare, per l'onore e la libertà del nostro Paese. Sarebbe il modo migliore per dimostrare che ci siamo sbagliati e che i “valori condivisi” sono quelli che si oppongono al fascismo".