Lavora un abruzzese su due

L'analisi economica ed occupazionale Cisl: tiene occupazione ma siamo più poveri. Reddito pro capite come nel 1999

Lavora un abruzzese su due

ECONOMIA. L'ABRUZZO MANTIENE NUMERO OCCUPATI MA CALA L'EXPORT. I recenti dati elaborati dall’ufficio studi CISL-Abruzzo “M. Ciancaglini” si prestano ad una duplice considerazione. La prima riguarda l’andamento dell’occupazione e delle esportazioni; la seconda riguarda l’evoluzione del PIL in valore assoluto e l’analisi del reddito per abitante. Per quanto riguarda l’occupazione, dal confronto tra il 1° trimestre 2012 e 1° il trimestre 2013, emerge dall’indagine una significativa tenuta del numero degli occupati, mentre i dati relativi alle esportazioni sono leggermente inferiori alla media nazionale. L’Abruzzo è tra le cinque regioni che hanno sperimentato un livello occupazionale stabile e soltanto altre quattro regioni hanno conosciuto una leggera crescita ( Lombardia e Trentino nel nord, Umbria nel centro e Campania nel sud).

PERCHE' TIENE L'OCCUPAZIONE. Il mantenimento del dato occupazionale è da attribuire, secondo la Cisl, a tre fattori: al forte incremento delle ore autorizzate di cassa integrazione che in Abruzzo, nel periodo Gennaio – Maggio 2012/2013, sono aumentate del 20,5% a fronte di una media nazionale del 7%; alle iniziative poste in essere dalla Regione Abruzzo attraverso l’assessorato al lavoro; al comportamento del mondo imprenditoriale che, nonostante la difficile fase congiunturale, preferisce non intaccare l’assetto aziendale. 

IL CONFRONTO CON IL PERIODO PRE-CRISI. Tuttavia il confronto più significativo è quello che viene effettuato con il periodo pre-crisi. Sotto questo profilo mancano 21.000 unità lavorative, il tasso di occupazione è sceso tra il 2008 e il 2013, dal 59,6% al 55,8%, mentre il tasso di disoccupazione ha avuto un’impennata verso l’alto del 4,6 %. Analoghe considerazioni se si analizza l’andamento delle esportazioni. A tale proposito emergono tre questioni: le esportazioni non riescono più a compensare, come in passato, il forte calo della domanda interna; appaiono sempre più concentrate nel settore dei mezzi di trasporto; rispetto al periodo pre – crisi soltanto il comparto dell’agroalimentare subisce una crescita e quindi assume connotati positivi, a differenza di quanto accade nel settore tessile - abbigliamento dove, invece, si registra un fortissimo calo, soprattutto a causa del crollo avutosi nella provincia di Chieti.

PIL IN CALO NEL 2013: - 3%. L’indicatore che esprime la pesantezza della crisi che l’Abruzzo sta attraversando risiede nel PIL. Alcune stime indicano un calo per il 2012 del 3%, contro il 2,4% dell’Italia e, anche per il 2013, non si assiste ad una inversione di tendenza verso la ripresa se è vero che il dato assume un valore più o meno identico. La crisi appare concentrata soprattutto nell’edilizia, nelle attività commerciali e nella tipologia imprenditoriale delle piccole imprese che, avendo uno sbocco commerciale solo sul mercato interno, risentono fortemente e gravemente del crollo della domanda e dei consumi.

REDDITO PRO-CAPITE INVARIATO RISPETTO AL 1999. Si può affermare che il reddito pro-capite del 2012 è sostanzialmente pari a quello che l’Abruzzo ha conosciuto nel 1999. « Alla luce di questi risultati, insieme all’importante opera di risanamento dei conti pubblici, occorre - si legge nella nota del Centro Studi della Cisl - un’intesa tra le forze economiche, istituzionali e sindacali per un programma di pochi punti volto al rilancio dell’occupazione tenuto conto della situazione d’emergenza occupazionale e sociale senza precedenti. Il pagamento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione verso le aziende, il ripristino di un circuito virtuoso banche-imprese e l’avvio di iniziative di start-up sono fattori importanti per evitare l’emarginazione o la scomparsa di altre piccole imprese o la perdita di ulteriori posti di lavoro».

Redazione Independent