La morte de Il Tempo: a che punto sono le chiacchiere?

Un anno fa chiudeva in Abruzzo la storica redazione del quotidiano romano. D'Alfonso, Pallotta & co. non hanno fatto nulla di concreto per salvare il settore

La morte de Il Tempo: a che punto sono le chiacchiere?

ANCORA LE SOLITE CHIACCHIERE. Esattamente un anno fa chiudeva in Abruzzo la storica redazione del quotidiano Il Tempo. La serrata fu anticipata da una manifestazione-farsa che si tenne il 31 ottobre e che qualcuno, probabilmente influenzato dal clima di Halloween (vista la data), ribattezzò "i funerali dell'informazione".

FU SOLO UNA FARSA. Parliamo di "farsa" in quanto quella giornata non ebbe nessun altro scopo se non quello di fare casino in maniera a se stante, visto che - a 12 mesi di distanza - siamo ancora al punto di prima e nulla di concreto è stato fatto per cambiare la situazione stantìa che già nel 2014 si respirava. Ma parliamo di "farsa" anche per un altro motivo, e cioè perchè, evidentemente, per smuovere le coscienze dei soliti capoccia non bastò sfilare con striscioni in stile centro sociale, agghindati a lutto per celebrare le esequie di cui sopra.

STATE FACENDO SUICIDARE UN SETTORE. Oltre 365 giorni dopo, siamo ancora al punto di prima: gli Stati Generali dell'Editoria non si sono mai tenuti, mentre nel frattempo ha iniziato a chiudere i battenti anche Il Messaggero, e in tutto ciò il governatore Luciano D'Alfonso non ha mosso un dito in favore della categoria, nonostante il presidente dell'Odg Abruzzo, Stefano Pallotta, gli avesse esplicitamente chiesto di "sostenere il nostro settore". L'unica cosa che si è riusciti a fare è stata prendersela con l'attuale direttore de Il Tempo, Gian Marco Chiocci, "colpevole" di essere premiato a Sulmona con un riconoscimento che in realtà non c'entrava nulla con il giornale da lui diretto, visto che si riferiva esclusivamente al suo impegno nella professione. Complimenti. Noi però, che abbiamo la memoria lunga, siamo ancora qui a sollecitare chi di dovere affinchè intervenga, ma intervenga veramente, per salvare un mondo che, se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, si sta SUICIDANDO ogni giorno di più.

ECCO COSA SERVE. A nostro personale giudizio servono misure urgenti, come ad esempio destinare una quota dei bandi pubblici comunali, regionali ed europei alla comunicazione e alla trasparenza, per immettere linfa nuova in un settore che, a differenza di altri, non viene foraggiato a ripetizione. Si tratterebbe, in questo caso, di una possibilità a costo zero. Cosa vogliamo aspettare ancora? A proposito, un anno fa il succitato Pallotta aveva anche dichiarato: "Di fronte a questa desertificazione e a questo processo inarrestabile di prosciugamento dell'informazione a livello regionale, c'è l'assoluta indifferenza delle istituzioni pubbliche rispetto a questo problema". Caro Pallotta, sinceramente ci sembra che "l'assoluta indifferenza" di cui lei parlava a suo tempo sia stata propria anche del sindacato e dell'Ordine professionale da lei presieduto...

Il Romanzo Editoriale