“Legami alle comete, come alle code dei cavalli, trascinami, squarciandomi sulle punte delle stelle.”. Vladimir Vladimirovič Majakovskij
Italia Nostra: "Basta con la decimazione degli alberi"
L'associazione ambientalista interviene sui 'fatti' di via Italica per denunciare la strategia amministrativa degli Enti sul patrimonio arboreo di Pescara
"La sega prosegue inesorabile a decimare i pini di Pescara e se non è il Comune a mandarla ci pensa la Provincia od altri Enti pubblici che dovrebbero invece avere a cuore la loro protezione, soprattutto nel caso di esemplari storici. Ora tocca a via Italica, intorno al bell’edificio scolastico che ospita una succursale dell’Istituto De Cecco per una decina di alberi, coevi al fabbricato". Comincia così la nota stampa di Italia Nostra a proposito dei fatti di via Italica. "La mobilitazione di cittadini e la occupazione dimostrativa del cantiere da parte del benemerito attivista Andrea D’Emilio, che ci ha rimediato una denuncia, hanno solo rallentato il taglio che procederà se il cattivo tempo non ci darà una mano. Una pioggia provvidenziale, se pure accorcia la stagione estiva, potrà rallentarela cieca distruzione di un patrimonio collettivo, costruito nei decenni dalla lungimiranza dei nostri padri e che oggi si cancellavalutando” a vista lo stato di salute degli alberi e sostituendoli con piantine affidate alla sorte per la loro dubbia sopravvivenza. Ma come si è arrivati a questo ennesimo taglio?", si domandano gli ambientalisti. "L’edificio è oggetto di un progetto per “adeguamento sismico e completamento antincendio” che, per il senso comune, riguarda il corpo di fabbrica e non le alberature del giardino. Si sarebbe constatato che la recinzione aveva qualche tratto instabile attribuito alla pressione delle radici sottostanti. Si procede pertanto alla demolizione della recinzione; si può pertanto procedere a progettarne una idonea allo stato dei luoghi, che eviti le interferenze con quelle radici. No; cade la recinzione ma cadranno anche gli alberi. Non sarà un futuro modesto muretto a tener conto delle presenze arboree ma saranno gli alberi a togliere il disturbo", proseguono sottolineando che "la Soprintendenza ABAP aveva avvertito che si trattava di alberi storici, da salvare anche con uso di cavi e sostegni, da non abbattere a meno che non ci fosse altro da fare". Infine la denuncia. "Ecco allora che arriva la valutazione “a vista” dell’agronomo incaricato dall’Ente. La maggior parte delle condanne per gli alberi, anche centenari o quasi (al piazzale della stazione Centrale, a piazza Alessandrini, all’ex Ufficio di Igiene, per fare degli esempi recenti) avviene con analisi VTA e non con verifiche strumentali. In nessun caso si propongono strategie restaurative; nemmeno in questo nel quale la recinzione, principale contrasto alla libera crescita vegetale, non c’è più e si può rifare come si vuole, anche amica degli alberi. Insomma la inerzia della routine nella ricerca delle soluzioni porta con sé il sacrificio del nostro patrimonio. I pini che hanno sempre accompagnato il nome di Pescara, ornandone l’immagine nel tempo, scompaiono per far posto a cordoli di cemento non indispensabili né memorabili. Dobbiamo tornare alle forti mobilitazioni dell’opinione pubblica. Dobbiamo far capire che in tanti amiamo la città e i suoi alberi storici e non vogliamo farcela togliere per incuria e leggerezza", concludono dal Direttivo della Sezione “L.Gorgoni” di Italia Nostra.




