I circensi al Giubileo con una tigre in catene e il Pontefice la accarezza e ne tesse le lodi

Lega Nazionale per la Difesa del Cane invita Bergoglio a ricordare che questi animali sono vittime di un’industria di sofferenza e morte

I circensi al Giubileo con una tigre in catene e il Pontefice la accarezza e ne tesse le lodi

PAPA BERGOGLIO E LA TIGRE IN CATENE. Il Papa è tornato a parlare di animali, ancora una volta nel modo sbagliato. Dopo averci fatto ben sperare nel 2014, quando ha dichiarato che anche gli animali vanno in paradiso, il pontefice ha fatto un pericoloso scivolone distinguendo l’amore per gli animali da quello per gli altri esseri umani, attirando le critiche di tutte le persone che ogni giorno lottano per dare pari dignità a tutti gli esseri viventi.

Ed è proprio di dignità che vogliamo parlare, perché ancora una volta Bergoglio sembra aver dimenticato che anche gli animali ne hanno una. Nei giorni scorsi, infatti, si è tenuto il Giubileo dello spettacolo itinerante e i circensi hanno portato con loro una tigre con una catena al collo per farla accarezzare al Papa che ha conquistato l’applauso del pubblico con una battuta di dubbio gusto: "Sapete far nascere il sorriso di un bambino, illuminare lo sguardo di una persona sola, rendere gli uomini più vicini gli uni agli altri, e anche potete spaventare il Papa nel carezzare, ma siete potenti, eh?". Francesco I ha anche tenuto un discorso in cui ha ricordato i “pregiudizi” di cui, secondo lui, sono vittima questi cosiddetti artisti.

Considerando il nome che ha scelto per il suo pontificato, ci si sarebbe aspettato da questo Papa una maggiore comprensione di cosa è il mondo animale. La tigre che lui ha accarezzato di sicuro non ha scelto di essere usata come intrattenimento per adulti e bambini né di vivere con una catena al collo, ma avrebbe certamente preferito starsene libera nella sua foresta a fare la sua vita, lontana dagli uomini e dai maltrattamenti come questo. “Quelli che il Pontefice definisce ‘pregiudizi’ verso i circensi sono in realtà delle valutazioni oggettive basate sulla vita che conducono questi poveri animali, costretti a un’esistenza lontana dal loro habitat, in gabbie e in catene, quasi sempre addestrati con violenza e costretti a esibirsi per soddisfare i più bassi istinti primordiali dell’uomo nella sua delirante visione antropocentrica del mondo”, sostiene Piera Rosati – Presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane. “È ora di dire basta a questi spettacoli di sofferenza e restituire a queste creature la dignità che meritano.”

Lega Nazionale per la Difesa del Cane auspica che Papa Francesco, in onore del nome che porta, riveda la sua opinione e capisca che gli animali non sono fenomeni da baraccone da esibire contro la loro volontà e la loro natura. Su una cosa però siamo d’accordo: se esiste il Paradiso sicuramente queste povere creature ci andranno, visto che hanno già vissuto all’Inferno.

Ufficio Stampa
Lega Nazionale per la Difesa del Cane