Giulio, eri tutti loro

Succede in Italia dove i funerali di Agnese Borsellino e di Andreotti per la politica sono la stessa cosa

Giulio, eri tutti loro

I FUNERALI DELLA BORSELLINO E DI ANDREOTTI SONO PARI? Da noi nessuno si meraviglia più della mancanza di coerenza dei politici italiani che ieri  erano tutti lì a Palermo, davanti  alla feretro di Agnese Borsellino, a lodarla per il coraggio con cui per 20 anni e più, si è tenacemente battuta affinchè venissero fuori i nomi dei mandanti  dell'omicidio mafioso di suo marito Paolo. Quasi tutti gli stessi oggi, di ogni  schieramento, compreso il Capo dello Stato Giorgio Napolitano sono andati a rendere omaggio alla salma del "divo Giulio", considerato uno "statista", un "protagonista"  della storia recente italiana. Per essi la sentenza dei giudici d'appello prima e della cassazione poi secondo cui  "Belzebù" "ebbe rapporti organici con la mafia" prima del 1980, equivale ad assoluzione piena, perché il reato è stato dichiarato prescritto. In qualsiasi altro paese civile una sentenza  di assoluzione con quelle motivazioni, ne avrebbe determinato la fine politica  Anche Oliviero Diliberto a modo suo ne ha riconosciuto le qualità dichiarando "era un avversario di livello,oggi i nostri avversari sono degli omuncoli, come d'altro canto noi".

PER BERLUSCONI ANDREOTTI COME LUI "FU VITTIMA DI PERSECUZIONE GIUDIZIARIA". Non poteva mancare la dichiarazione di B. secondo cui Andreotti come lui è stata vittima "di persecuzione giudiziaria", dimenticando che a sua differenza Andreotti non si è mai sottratto dai processi nè si è mai sognato di accusare la magistratura di essere politicizzata. Di Pietro ed Ingroia hanno commentato non in modo del tutto negativa la carriera politica di Andreotti, nonostante che su di lui siano piovute accuse di ogni genere, ma da cui è uscito regolarmente indenne. Tra le poche voci fuori dal coro c'è quella di Giulia Sarti, di cui gli hackers, violando la sua privacy, hanno pubblicato mail relativi alla sua vita privata. La parlamentare pentastellata senza peli sulla lingua ha lapidariamente dichiarato "E' morto Andreotti, il condannato prescritto per mafia".

AMBROSOLI ESCE DALL'AULA DELLA REGIONE LOMBARDIA. Anche la Regione Lombardia ha commemorato la morte di Giulio Andreotti. Quando il presidente dell'assemblea Raffaele Cattaneo ha preso la parola tutti i consiglieri con in testa il governatore Maroni si sono alzati in piedi in segno di rispetto. Tutti meno Umberto Ambrosoli, il figlio dell'Avvocato Giorgio Ambrosoli, "l'eroe borghese", assassinato da un sicario il cui mandante Michele Sindona, condannato all'ergastolo, è stato a sua volta assassinato in carcere con una tazzina di caffè avvelenato. Umberto Ambrosoli interpellato sui motivi che lo avevano spinto ad abbandonare l'aula ha dichiarato: "ho una storia personale che si mischia" coi lati oscuri di quella di Andreotti", il cui nome è stato talvolta accostato a quello di Sindona. Ambrosoli non lo ha detto ma  la frase pronunciata dal divo Giulio a proposito dell'assassinio  del padre  " se l'è cercata", deve bruciarla ancora a distanza di 34 anni dalla morte del padre che pagò con la vita quando, nominato liquidatore del Banco Ambrosiano, rifiutò ogni compromesso col finanziere siciliano legato alla mafia.

Clemente Manzo

Nota di Redazione

Il titolo è volutamente rubato dal Fatto Quotidiano e creato da Marco Travaglio