Giallo fatture. Vacilla difesa

Momenti di tensione al "Sanitopoli": espulso Quarta dall'aula. Pm su testimonianza: «Non vi sono certezze»

Giallo fatture. Vacilla difesa

TENSIONE AL "SANITOPOLI". SENTENZA ATTESA PER LUGLIO. Nell’Aula 1 del Tribunale di Pescara il clima è incandescente. Pubblici ministeri e difensori degli imputati sono ai “ferri corti”. Forse nel reciproco scambio di “veleni e accuse” e del “no fair play” giudiziario si comincia ad avvertire il peso di una sentenza che, in ogni caso, sarà storica. Avranno ragione i magistrati del Procura di Pescara oppure si è trattato di un “clamoroso errore”, come sostenuto da molti “giornaloni”? A luglio, alla peggio entro settembre, si conoscerà il verdetto del tribunale di Pescara sullo Tsunami che travolse la Regione Abruzzo ad un passo dal dissesto finanziario. Stiamo parlando del  “Sanitopoli”, il processo sulla gestione della sanità privata abruzzese, che il 14 luglio 2008 portò all’arresto l’ex governatore, Ottaviano Del Turco, insieme a una decina tra assessori, ex-assessori, consiglieri ed alti funzionari con l'accusa di associazione per delinquere, truffa, corruzione e concussione. Nel mare magnum dell’inchiesta della magistratura pescarese (pool Di Florio/Bellelli) anche “calibri” della politica nazionale, quali l’ex deputato del Popolo delle Libertà, ex presidente della Federazione Nazionale Hockey e Pattinaggio, Sabatino Aracu, scaricato alle politiche da Silvio Berlusconi.

DEL TURCO: «E' UN COMPLOTTO». L’imputato principe Del Turco, un passato alla guida della Commissione Nazionale Antimafia, sin dal giorno del suo arresto ha sempre gridato al “complotto di potere”. «Non ho mai preso tangenti da nessuno né a L’Aquila né a Collelongo né a Roma né altrove. Chi mi accusa mente». Sullo stessa “direttrice” anche il legale romano Giandomenico Caiazza che ha parlato di «assoluta insostenibilità delle accuse» oltre che di «chiave politica» che spiegherebbe la natura dell’inchiesta. «Abbiamo una montagna di prove», disse in una famosa intervista l’allora procuratore capo Nicola Trifuoggi. Finora, in realtà, quello che è emerso è poco rispetto a quanto ci si aspettava o si era annunziato. Dove sono finiti i soldi della presunta corruzione? Nulla, o quasi, è stato trovato se non indizi su movimenti finanziari ritenuti sospetti - ad esempio: la vendita quadro di Schifano per aiutare il figlio Guido nell’acquisto di un’abitazione – e che al momento sono oggetto di dibattimento. Per la magistratura pescarese, però, “l’asso nella manica” era e resta Vincenzo Maria Angelini, l’imprenditore che, per primo (ed unico), ha parlato del presunto malaffare nella sanità privata abruzzese.

MELE O MAZZETTE?. La “figura chiave” del “Sanitopoli”, Vincenzo Maria Angelini, la “gola profonda” che ha accesso la “scintilla” dell’inchiesta, la si può definire particolare sia per la natura “curiosa” del personaggio - fulminanti alcune dichiarazioni spontanee rese dal banco dei testimoni in risposta alle “caiazzate” (così ha definito le strategie dell’avvocato di Del Turco) - sia per i ruoli che riveste nei processi in cui è coinvolto. Tuttavia, Angelini – per le difese inattendibile - assume all’interno del Palazzo di Giustizia di Pescara la duplice veste di imputato e collaboratore di giustizia, mentre a Chieti è accusato per la bancarotta delle cliniche del Gruppo Villa Pini, un crack da oltre 200milioni. La storia che ha raccontato ai magistrati pescaresi è nota. Nel 2008 stanco di essere “preso per il collo” decise di “vuotare il sacco”. «Mi avevano portato all’esasperazione – ha detto durante una delle deposizioni  - avevo pensato anche di togliermi la vita». Così si presentò in procura per raccontare ai magistrati pescaresi di essere arrivato a pagare 5,5 milioni in “mazzette”, prima alla giunta di centrodestra e, poi, al centrosinistra presieduto, appunto, da Ottaviano Del Turco, in cambio di un trattamento di favore per le sue cliniche.

PROVA REGINA O BLUFF? Durante l’incidente probatorio Angelini ha “cristallizzato” quella che, oggi, la procura di Pescara considera la “prova regina” del sistema corruttivo. «Il 2 novembre 2007 – ha ricordato l’ex “Re della sanità privata” – ho portato una mazzetta da 200mila euro presso la sua abitazione a Collelongo». A conferma di quanto sostenuto la “famosa” sequenza delle foto con le mele (GUARDA LA GALLERY), quelle scattate da Angelini il giorno in cui avrebbe consegnato la tangente, che per la difesa di Del Turco (avvocato Caiazza) non corrisponderebbero al periodo indicato dal testimone. Su questa prova, infatti, ruota quasi tutta l’economia del processo. «Le foto di Angelini non sono del 2007 ma del 2006», ha spiegato il perito informatico Giacomo Gloria, consulente della difesa Del Turco, che ha analizzato la memory card della macchinetta sequestrata ad Angelini e messa agli atti. A confermare questa tesi è stato chiamato anche il titolare della ditta che ha effettuato lavori di “gabbionatura” a Villa Pini, Filippo Colanzi, che, suo malgrado, è balzato agli onori della cronaca per l’importanza della sua testimonianza. Colanzi è stato chiamato una seconda volta a testimoniare dal presidente del Tribunale collegiale, Carmelo De Santis, in seguito ad una nota della guardia di finanza che aveva rilevato cancellature in alcune parti della descrizione dell'oggetto delle fatture dei lavori. «Le cancellature mediante bianchetto – ha detto sul banco dei testimoni - sono state effettuate a causa di problemi legati al programma del computer, utilizzato per stampare le fatture». Meno sicuro Colanzi è apparso di fronte alle domande a raffica del Pm Giampiero Di Florio mentre la scorsa udienza riferì nei minimi particolari dettagli sui lavori.

ESPULSO QUARTA DALL'AULA. Momenti di tensione, poi, in aula si sono registrati quando ha chiesto d'intervenire il giudice a latere Massimo De Cesare per fare una semplice domanda di chiarimento sulle fatture cancellate col bianchetto. Lamberto Quarta, ex segretario dell’ufficio di presidenza di Del Turco, ha commentato ad alta voce «questo è indecente» ed è stato espulso dall'aula. Il prossimo appuntamento col “Sanitopoli” è per lunedì 15 con la deposizione dell'Onorevole Sandro Bondi, testimone della lista presentata dai legali di Sabatino Aracu, dell'ex questore della Camera Francesco Colucci oltre all'ex autista di Del Turco, Luigi Di Luzio, per alcuni chiarimenti chiesti dal collegio dei giudici. Fuori dal Tribunale, a denti stretti, il Pm Bellelli si è lasciato sfuggire un “misterioso” messaggio. «Siamo certi – ha detto il magistrato pescarese - che quelle foto non sono state scattate nel 2006 come siamo certi del fatto che oggi c'é il sole». Come per dire: nelle conclusioni prima del verdetto se ne vedranno delle belle.

 

Marco Beef