Deepwater Horizon e i suoi fratelli (disastro)

Il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico la piattaforma sotto contratto di British Petroleum esplose e sversò petrolio in mare per 106 giorni consecutivi. A distanza di anni si continua a morire

Deepwater Horizon e i suoi fratelli (disastro)

DEEOWATER HORIZON E I SUOI FRATELLI (DISASTRO) Ed è così che il destino ti prende a schiaffi, con un post, il post di un italiano gioioso di essersi trasferito all'estero e al tempo stesso critico per il menefreghismo italiano che ha affondato lo scorso referendum. Accuse di cretineria a coloro che non si sono presi il disturbo di votare e un elogio profondo alla nazione che lo ha accolto, quello che a detta dell'autore del post “è una nazione libera davvero”. Lo sbadato autore del post ignora che il Regno Unito, la lodevole nazione che lo ospita è responsabile di gravi disastri ambientali collegati al petrolio. BP non sta per: bravo pirla, bensì indica la British Petroleum, la compagnia petrolifera che aveva sotto contratto la Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera che esattamente 6 anni fa, il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico ebbe un problema che causò prima un'esplosione e successivamente lo sversamento in mare di petrolio per 106 giorni. Su quella piattaforma lavoravano 126 persone, 17 di loro rimasero ferite,11 di queste persone morirono, insieme a loro ogni giorno muoiono a distanza di 6 anni: pesci, piante, uccelli, ecosistemi silenziosamente vengono cancellati sotto lo strato di petrolio depositatosi sul fondo per chilometri. Dopo l'esplosione, per giorni la BP negò il disastro ecologico procurato da 2 falle nella piattaforma, ma ci vollero 106 giorni per arginare lo sversamento di migliaia di barili di greggio al giorno. Sicuramente anche gli USA hanno pensato di dare posti di lavoro ai dipendenti della Transocean Ltd , l'azienda svizzera proprietaria della piattaforma in quel momento gestita dalla BP. C'era possibilità di guadagno per tutti: posti di lavoro per i dipendenti (ovviamente prima del decesso), azienda proprietaria della piattaforma e compagnia petrolifera e, come ben sappiamo , quando ci sono possibilità di guadagno, un buon guadagno, si corre anche qualche rischio, anche se poi i danni derivanti dal rischio li subiranno altri. Sarebbe piacevole pensare che quello della Deepwater sia solo uno starnuto posteriore del fato, una macchia nera seppur estesa comunque isolata in quello che sono le attività petrolifere. Purtroppo non è così, sempre nel Golfo del Messico il 3 giugno del 1979 il pozzo Ixtoc 1 di proprietà della compagnia petrolifera messicana Pemex, prende fuoco e inizia a perdere petrolio, perdita che proseguì fino a giugno 1980, 295 giorni per tappare la falla. Curioso che l'anagramma di quel pozzo sia TOXIC 1. Sempre della Pemex la piattaforma Abkatun Alfa a Baia di Campeche, Golfo del Messico; 4 le vittime, 46 persone ferite nell'incendio divampato sulla struttura il 1 aprile 2015. Non sono stati diffusi dati sul danno ambientale, poche le notizie pervenute in italiano. Il 24 marzo del 1989 la petroliera Exxon Valdes, una delle diversamente etiche aziende petrolifere americane, ebbe problemi di manovra laddove non ne ebbe il Bounty alla fine del 1700, problemi di manovra e incomprensioni con la guardia costiera fecero finire la petroliera carica contro la scogliera Bligh Reef nello Stretto di Prince William, Alaska. 40 milioni di litri di petrolio iniziarono ad occupare posto nel panorama artico. Incidenti, incomprensioni, sviste; come il guasto alla piattaforma Gannet Alpha dell'anglolandese Shell nell'agosto 2011, a 112 miglia da Aberdeen, Scozia, sempre in questa zona nel il 6 lulgio1988 la Piper Apha della statunitense Occidental Petroleum prese fuoco, oltre al danno ambientale morirono 167 persone. La rottura dell'oleodotto della texana Plains All American Pipeline LP nel maggio 2015, in California. L'elenco tra oleodotti, piattaforme e petroliere sarebbe lungo, troppo lungo. Il 5 dicembre 2015 piattaforma petrolifera a largo di Guneshli, Mar Caspio la rottura di una condotta del gas procura l'incendio della piattaforma azera della SOCAR (State Oil Company of Azerbaijan Republic), incerto il numero delle vittime. Non mancano problemi alla compagnia brasiliana petrobras, 7 tra guasi e fuoriuscite accidentali nel 2012 al largo delle coste di Rio de Janeiro. Ma un appunto severo a chi ritiene l'italiano non votante “affetto da cretineria”. Sicuramente non conscio, malinformato e sicuramente mal suggerito dall'Onorevole Renzi : colui che ha suggerito l'astensione, colui che applaudirei solo se mettesse la testa tra le mani. Sono consapevole di quanto l'individuo sia devotamente egoista, ma al tempo stesso memore del referendum dei 4 SI , i referendum abrogativi del 12/13 giugno 2011, anche in quel caso, l'allora premier dichiarò che si sarebbe astenuto. In quel caso si parlava della privatizzazione dell'acqua oltre al nucleare, si faceva un'ampia propaganda alle energie rinnovabili, perché mai ora tornano di moda i combustibili fossili? Le persone dimenticano in fretta e proporzionalmente aumentano la loro ignoranza. Se ci fosse stato un referendum abrogativo sulle tasse o sulla diminuzione delle pensioni alla classe politica, non ci sarebbero stati problemi a raggiungere il quorum. In questo caso si pensa nel rischio mal calcolato di chi non vive lambito dalle onde, ai posti di lavoro, all'introito economico senza calcolare il rischio ambientale. Il referendum è stato opportunamente strumentalizzato per ottenere questo esito, mascherando il marcio e i rischi collegati all'estrazione, per mascherar le mani sporche basta indossare i guanti e su questo referendum hanno infilato un variopinto guanto di bugie. E da italiana, da elettrice, da individuo che non scappa all'estero per comodità ; invito chi si è trasferito altrove a scavare sotto la superficie dell'apparente libertà; perché il profitto indossa la maschera che vuol vedere il volgo, mentre l'ignoranza non la mascondono nemmeno due metri di terra.

N.O.