Casi clinici

GHB: nuovo farmaco contro l'alcolismo, droga dello stupro o sperimentazione a costo zero?

Casi clinici

CASI CLINICI - Che molti organi di informazione copincollino i comunicati stampa senza alcun commento critico o approfondimento è palese. Che la medicina occidentale stia lentamente approssimandosi al mercato target delle aziende farmaceutiche è sempre più spesso sulla bocca di tutti. Ma da qui a pensare che nella società dell'informazione qualcuno non abbia associato, anche per sbaglio, il nuovo “miracoloso” farmaco - oggetto della sperimentazione presso un Ser.T della nostra regione e promossa da recenti lanci di stampa -  alla sostanza nota alle cronache come “droga dello stupro” o “ecstasy liquida”, rappresenta perfettamente l'arroganza di un sistema medico-farmaceutico che conduce spesso a ribaltamenti della realtà e che si alimenta proprio della superficialità contemporanea, nata anche e soprattutto dalla velocità e dal numero spropositato di notizie che ci troviamo a gestire quotidianamente.

GLI IMBECILLI DEI FARMACI - Questo ritenerci degli emeriti imbecilli, in grado di trangugiare qualsiasi “innovazione” della scienza farmaceutica, è la condizione necessaria per vendere veleni e scarti industriali. E' ovvio. Le aziende farmaceutiche possiedono forse un'opinione troppo bassa di noi, compagni bamboccioni: noi per loro siamo casi clinici. Ma forse basta solo ribaltare la realtà per mettersi al sicuro.

COS'E' IL GHB? - Il GHB nasce infatti cinquanta anni fa come farmaco anestetico, ma a causa delle scarse capacità analgesiche e del pericolo di convulsioni, inizia pian pianino a diffondersi per strada come sostanza da “sballo” in capsule, polvere o liquido. Alla fine degli anni novanta negli Stati Uniti si registra un'impennata delle emergenze ospedaliere collegate al consumo ricreativo di GHB (3000 casi l'anno), si diffondono tra i culturisti leggende metropolitane sui suoi effetti sul fisico, si iniziano a riempire trafiletti sui quotidiani in merito al suo utilizzo addirittura come facilitatore di violenze sessuali e, parallelamente, la sostanza inizia ad accumulare evidenze sperimentali relativamente all'efficacia nel trattamento della narcolessia.

Quanto poi al fattore “novità” della sperimentazione, bisogna sapere che in Italia, già dal 1991 il GHB è utilizzato, sotto controllo medico, per il trattamento dell'alcolismo (sic!).

A partire dallo stesso anno, poi, la Food and Drug Administration negli Usa, ha pubblicato una serie di avvisi sulla pericolosità dell'uso della sostanza al di fuori dei protocolli sperimentali e dal 2000 negli Stati Uniti è stato inserito nella “Schedule 1” ovvero nelle sostanze con modesta efficacia terapeutica ma elevato potenziale d'abuso (dove c'è anche l'eroina, per intenderci).

La sua efficacia nel combattere i sintomi dell'astinenza nell'alcolismo è oggetto di ricerca da diversi anni. Ed ecco il punto chiave: ancora oggi il GHB è sperimentato in vivo sugli alcolisti per verificarne l'utilità e l'efficacia. Nulla di nuovo dunque.

ANCHE FREUD PRESCRIVEVA LA COCAINA - Quanto all'uso terapeutico nelle dipendenze, poi, c'è da andarci cauti: anche Freud prescriveva cocaina come trattamento disintossicante per la morfina, e quindi ci meraviglia relativamente che nel 2012 si utilizzi il GHB come trattamento per la dipendenza da alcool. Ad esempio oggi nei servizi sanitari si contrasta il consumo di eroina con il metadone (un'altra sostanza che genera dipendenza) attraverso la cosiddetta “strategia del male minore”, ovvero sostituire semplicemente una sostanza tossica (l'eroina) con un'altra sostanza parimenti tossica ma con meno effetti collaterali (il metadone). Sarebbe un po' come se nella dieta di un obeso si sostituisse il grasso fritto con del lardo di colonnata, a carico, tra l'altro, dei contribuenti. Alcuni alcolisti forse si sfregano già le mani, GHB puro e gratis! Andiamo di corsa al Ser.T ad iscriverci!

UNA PERICOLOSA DISINFORMAZIONE - Quello che appare davvero insopportabile in questo casus è l'evidenza di una pratica quantomeno discutibile, messa troppo spesso in atto dal nostro sistema sanitario: la diffusione di notizie e comunicati che affrancano le strutture ospedaliere e assistenziali nell'utilizzo di farmaci scientificamente ritenuti dannosi, nel nome di una presunta sperimentazione, passata oltretutto anche per nuova, ma che in realtà va avanti – come detto – da decenni. Le uniche rassicurazioni che ci vengono date è che queste sperimentazioni sarebbero abbastanza sicure e che non facciano troppo male, tanto da poter giustificare la commercializzazione di queste sostanze ad un costo maggiore del loro valore reale. Tutto, ovviamente a carico degli ospedali e – dunque – dei contribuenti: sempre noi. 

Dr. Frankeistein