Una manovra senza cultura

Nel provvedimento da 30 miliardi "Salva Italia" manca la visione del futuro

Una manovra senza cultura

LA MANOVRA SENZA FUTURO - Stiamo vivendo un periodo di profonda complessità e incertezza e, senza pretendere di portare in mezzo al dibattito attuale una parola decisiva, mi si conceda di tentare di indagare e, se volete, rischiare un analisi eziologica della manovra annunciata domenica dal Presidente del Consiglio Mario Monti. Il mio esperimento è quello di smontare e rimontare la manovra per cercare di capire cosa c’è dentro. Non voglio, in questo mio tentativo di lettura alternativo, apparire presuntuoso. Premetto, anzi, che non mi sento di avere la perizia per distinguere ciò che della manovra economica, definita dal Premier “Salva Italia”, debba restare e ciò che invece andrebbe tolto. Né voglio sembrare troppo superficiale, so bene che il mondo è un luogo lievemente più complesso di come lo immaginiamo e che il passaggio dai principi alla pratica non è mai agevole. Un Paese come l’Italia, sull’orlo della bancarotta, ostaggio di una serie di ricatti, aveva la necessità di rispondere velocemente alle richieste internazionali imponendo dei sacrifici a tutti i suoi concittadini. Pensavo, però, che l’impeccabile Prof. Monti nonostante la pressione della speculazione e il cartello dei mercati internazionali, fosse sufficientemente temerario da azzardare alcune scelte diverse, se volete innovative, da quelle presentateci in questi giorni. Speravo  che questo governo di “tecnici”, nel vuoto disarmante di una nostra classe politica sterile, codarda, priva d’innovazione, ripiegata su se stessa e impaurita dalla possibilità di dover prendere una posizione decisa, non dovendosi preoccupare di vincere il prossimo appuntamento elettorale, lanciasse un segnale di novità e di speranza all’Italia, alimentando, cosi,  gli stimoli e le fantasie e i sogni dei giovani.Così, ahimè, non è stato.

KRISIS? SIGNIFICA SCELTA - Il dato è chiaro, nonostante i numerosi annunci di queste ore dei vari Ministri dell’esecutivo, è evidente che la manovra da trenta miliardi lordi, così com’è, manca di una prospettiva a lungo termine. Io ritengo, invece, che molto poteva e può essere ancora ottenuto anche in condizioni tanto sfavorevoli. Le difficoltà devono rappresentare, infatti, anche delle opportunità. Devono servire da insegnamento, nel bel mezzo di un evento negativo come quello che stiamo vivendo, che ci renda meno fragili la volta successiva in circostanze analoghe. La parola crisi, che nella nostra lingua deriva dal greco antico “krisis”, ha, fra i vari significati anche quello di scelta. La facoltà di scelta in politica è un’arma potentemente creativa, poiché genera  norme, atti amministrativi che incidono direttamente sulla vita dei cittadini, modificandola. Scegliere in politica, dunque, significa avere una visione del futuro, desiderare qualcosa. Agire direttamente sul mondo avendone una proprio disegno, che nasce in base ai progetti, alla visione che lo spirito del tempo gli segnala. A me pare che Monti e il suo Governo non abbiano queste doti. Lo stimatissimo Professore, soffre di quella malattia tipica di chi è estraniato rispetto alla collettività. La serietà ne ha raggelato i tratti, la rigidità gli ha invaso il corpo e poi l’anima, non c’è più nulla che lo possa far ritornare su questo mondo. La vera crisi è prima culturale che economica e politica, perché la nostra classe dirigente soffre di questa distanza rispetto a se stessa è al mondo che la rende incapace di reperire idee nuove.Dobbiamo e possiamo ribellarci, allora, al degrado dei nostri Governanti, tecnici o politici che essi siano. Dobbiamo e possiamo ribellarci alla volgarità e alla corruzione delle Istituzioni. Dobbiamo e possiamo assumerci le nostre responsabilità cercando con coraggio di affrontare il futuro rimanendo radicati nel presente.

Francesco Mimola