Sevel. Trema l'Abruzzo

L'azienda manda a casa i 350 precari e annuncia il ricorso alla cassa integrazione. Intanto la Regione che fa?

Sevel. Trema l'Abruzzo

SEVEL. TREMA LA VAL DI SANGRO - E' polemica sulla decisione dell'azienda Sevel di rispedire a casa i 350 lavoratori precari e fare ricorso alla cassa integrazione straordinaria per i 6200 lavoratori della fabbrica. Ma dalla sede torinese fanno sapere che la produzione deve essere sospesa perchè il Ducato, il mezzo di punta prodotto nello stabilimento della Val di Sangro ha subito una contrazione negli ordini del 10%. A pesare sulla decisione la contrazione del mercato automobilistico - una questione pesantissima in Europa - e soprattutto l'export verso la Germania: paese tradizionalmente attivo nell'acquisto dei veicoli commerciali della Fiat. La crisi produttiva e di mercato della SEVEL si ripercuoterà naturalmente anche sulle aziende dell'indotto con conseguenze negative per l'economia e l'occupazione abruzzese, visto che stiamo parlando del settore industriale più importante della nostra Regione, quello dell'auto.

MELILLA (SEL) SU MARCHIONNE - «E' la fine della favola della Fiat di Marchionne», ha detto il segretario regionale di Sinistra, Ecologia e Libertà Gianni Melilla. «La ricetta di Marchionne - ha spiegato Melilla - ha aggravato la posizione della FIAT nel mercato dell'auto e dei veicoli commerciali con perdite consistenti di quote di mercato in Italia e in Europa.  Non è così per altre case automobilistiche europee, a partire da quella tedesca, che aumenta la produzione, diversifica i modelli, assume nuova manodopera e si può permettere anche di aumentare i salari e dividere i profitti con i lavoratori»

COSA FA LA REGIONE? - La Regione Abruzzo ha sinora assistito passivamente a quanto succedeva nella sua più grande Azienda industriale dell'Abruzzo. «E' ora che la Giunta e il Consiglio Regionale - ha concluso Melilla - assumano una iniziativa istituzionale convocando la Sevel e i sindacati per conoscere i programmi industriali e le prospettive occupazionali, in particolare dei giovani assunti con contratti atipici, e per favorire corrette relazioni con tutte le organizzazioni sindacali».

Marco Le Boeuf