Sarà questo ad ucciderci?

Inchiesta su Bussi: il più grande deposito di veleni d'Europa. La procura: "Acqua contaminata da Montedison"

Sarà questo ad ucciderci?

I 'VELENI' DELLA MONTEDISON - Diciannove rinvii a giudizio e 8 proscioglimenti per la discarica di Bussi sul Tirino. Gli ex amministratori e vertici della Montedison sono stati processati per la vicenda della mega discarica nel pescarese. Si tratta del più grande deposito di veleni d'Europa provocato dallo stabilimento del gruppo industriale che, per decenni, ha interrato i rifiuti tossici del sito industriale. Secondo la procura di Pescara, che indaga sul caso, le acque del fiume Pescara e le sorgenti dell'acqua pubblica della Val Pescara sarebbero state contaminate. Tra le otto persone assolte, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, gli ex vertici Aca e Ato Bruno Catena e Giorgio D'Ambrosio, l'attuale direttore generale dell'Aca Bartolomeo Di Giovanni, l'ex sindaco di Francavilla Roberto Angelucci, all'epoca dei fatti ex vice presidente Ato. I rinvii a giudizio riguardano gli ex amministratori della Montedison, che però non dovranno più rispondere di avvelenamento doloso in quanto il reato è stato riqualificato in adulterazione delle acque

LA PROTESTA DI LEGAMBIENTE E WWF - Legambiente e Wwf sono intervenuti sulla decisione del Gup in merito al Processo sulla Discarica di Bussi: "Il pronunciamento contiene elementi positivi e negativi". Gli ambientalisti guardano positivamente al rinvio a giudizio dei vertici delle multinazionali coinvolte nel processo e sperano che in questo modo si eviti la prescrizione, in modo da far emergere le responsabilità e stabilire la verità sul disastro ambientale avvenuto in quella zona e durato anni. "Molto positivo - hanno spiegato WWF e Legambiente - è anche il riconoscimento che, come evidenziarono le associazioni ambientaliste, nei prelievi dal Campo Pozzi Sant'Angelo in più occasioni, sono stati superati i limiti stabiliti per le acque potabili". C'è insodisfazione, invece, per la non ammissione come parte civile delle associazioni. "Altrettanta preoccupazione deriva dalla trasformazione del reato ipotizzato, da avvelenamento ad adulterazione, più lieve e prescrivibile in minor tempo", hanno concluso gli ambientalisti, che non escludono eventuali ricorsi davanti alla Cassazione e chiedono la messa in sicurezza e bonifica immediata del sito.

 

 Marco Lissa Lattanzio