I Veleni di Bussi

Salta l'udienza del processo sulla disastro ambientale più grande d'Europa: 500mila tonnellate di rifiuti tossici.

I Veleni di Bussi

I VELENI DI BUSSI - Salta di nuovo l'udienza sulla discarica di Bussi, dove per molti anni sono state sversate circa 500 mila tonnellate di sostanze tossiche. Il processo è stato rinviato per l'astensione del presidente del collegio del tribunale di Pescara, Carmelo De Sanctis, dovuta a rapporti di parentela con Mario Amicone, direttore generale dell'Arta (Agenzia regionale per la tutela ambientale), che l’altra mattina si è costituita parte civile. Gli atti sono stati trasmessi al presidente del tribunale che dovrà pronunciarsi sulla questione dell'astensione.

SI RIPARTE A MARZO - Intanto la prossima udienza è stata fissata per il 12 marzo davanti al tribunale collegiale, presieduto dal giudice Antonella Di Carlo. Oggi si sono costituite parte civile anche Cgil, Aca, Codacons, Codici Ambiente, Heart, Filcem Cgil. I pm e i difensori degli imputati si sono riservati di esaminare l'ammissibiità o meno. In caso di ammissibilità il numero complessivo delle parti civili costituite nel giudizio salirebbe a trenta. Il processo sulla più grande discarica d'Europa conta 19 imputati, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison, che devono rispondere di disastro doloso e adulterazione di sostanze alimentari.

ARSENICO NELL'ACQUA - Il valore dell'arsenico 56 volte superiore rispetto al minimo consentito dalla legge e triclorometano 3 milioni di volte superiore: sono due delle tante sostanze elencate dall'accusa e rilevate nella falda superficiale e in quella profonda per descrivere cos'è accaduto nel territorio di Bussi dove, nel 2007, la Forestale scoprì il disastro ambientale da 500 mila tonnellate di rifiuti tossici.

SOTTO ACCUSA I VERTICI MONTEDISON - Gli imputati sono 19 e sono quasi tutti ex amministratori e vertici Montedison, le accuse - uguali per tutti - sono di disastro doloso e adulterazione di sostanze alimentari e i testimoni sono circa 300: 33 quelli inseriti nella lista dei pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli e 267 appartengono alle liste della batteria di avvocati, molti di altre regioni, che assistono gli imputati accusati di quasi mezzo secolo di silenzi e omissioni sulle sostanze tossiche che sarebbero state gettate nell'area tra i fiumi Pescara e Tirino. Nella lista dell'accusa ci sono gli uomini della Forestale che si sono occupati delle indagini, dei sequestri e degli accertamenti. Nell'aula, dovevano deporre il consulente tenico Antonio Di Molfetta del Politecnico di Torino, Pietro Comba del reparto di epidemiologia ambientale dell'istituto superiore di sanità, il commissario per la bonifica della discarica Adriano Goio, direttori e tecnici.

Per l'accusa, i 19 a processo «hanno concorso a cagionare un disastro ambientale di immani proporzioni in un'area di particolare ed elevato pregio ambientale». E' un elenco corposo di docenti ed esperti quello depositato, invece, dalle difese. Ci sono Pietro Bruno Celico, ordinario di idrogeologia all'università di Napoli, il docente Pierluigi Nicotera, ordinario di Tossicologia in Germania e di Neuroscienze in Gran Bretagna e, accanto, molti dipendenti degli stabilimenti come Mario Mariani di Tocco da Casauria che ha lavorato nello stabilimento Ausimont dal 1988 al 2001 o Camillo D'Alfonso di Torre de' Passeri che ha lavorato dal 1989 al 2001. Ancora, la difesa chiama a deporre numerosi tecnici tra cui Lorenzo Livello dell'Aca, Elena Fattore e Roberto Fanelli dell'istituto ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano ed ex direttori, tecnici e responsabili di laboratori. Tra le parti civili, deporranno i coniugi Domenico Bucci e Katiuscia Setta che, in aula, racconteranno perché hanno lasciato la casa di Bussi sul Tirino dopo la scoperta della discarica. La richiesta di danni arriva anche dall'associazione Italia Nostra che chiama a deporre il presidente dell'Ecoistituto-Abruzzo Giovanni Damiani, dalla Regione e dal ministero dell'Ambiente che chiamerà ricercatori e dirigenti dell'istituto superiore per la ricerca ambientale.

                                                                                                                      Marco Lissa Lattanzio