Prove d'orchestra (il film)

Sembra di assistere alla pellicola di Fellini. Sfuma anche la quinta votazione del Presidente

Prove d'orchestra (il film)

IL FILM DI FELLINI "PROVE D'ORCHESTRA" E' UNA METAFORA DEL PD. Era nell'aria da tempo l'agonia del Partito Democratico con il triste epilogo della quarta votazione quando la carica dei 101 franchi tiratori ha impallinato Romano Prodi e portato alle dimissioni di Rosy Bindi e di Bersani e alla dissoluzione del partito di cui erano rispettivamente presidente e segretario. Sembra di assistere alla proiezione del film del Maestro Fellini uscito nel 1979 "Prove d'orchestra". Il film di Fellini è una rappresentazione profetica di quello che sta avvenendo nel Pd. La perdità del senso di pluralità, l'esplosione degli egoismi, delle rivalità e delle invidie reciproche degli orchestrali che neppure il direttore d'orchestra riesce a contenere, sono la metafora della decomposizione del Pd. I 101 franchi tiratori sono gli orchestrali che si scatenano gli uni contro gli altri e tutti insieme contro il direttore d'orchestra fino a che la stessa chiesa sconsacrata adibita a teatro viene distrutta da un potere esterno. L'allegoria è perfetta: basta sostituire agli orchestrali le varie anime del Pd, d'alemiani, Renziani, ex popolari e giovani Turchi, e al direttore d'orchestra l'infelice Bersani e alla chiesa distrutta il Partito Democratico ridotto in macerie.

L'EPILOGO DEL FILM. Beppe Grillo, che da tempo aveva annunciato la fine dei partiti, chiosa l'implosione del Pd con queste parole  «li stiamo mandando tutti a casa». Per ora però i pidiellini , responsabili ancor più dei colleghi del Pd della dissoluzione della struttura produttiva e sociale del paese, sono più che mai prostrati in adorazione del Capo, osannato per essere il vittorioso condottiero dalla battaglia per il Quirinale, insieme a Grillo. Ma rinunciare alla  possibilità di un colpo di reni che possa salvare il salvabile è da irresponsabili. Una via d'uscita esiste ed è votare il candidato del M5S, Stefano Rodotà. Così come nel finale di "Prove d'orchestra", dopo la dissoluzione della
chiesa-teatro, i musicanti sembrano riuscire nel tentativo di ricominciare a suonare insieme. Inquietanti però sono le invettive finali del maestro d'orchestra deluso dal tradimento dei suoi protetti, che potrebbero simboleggiare anche il da molti auspicato ritorno al Colle di Re Giorgio, garante del "governo delle larghe intese".

Clemente Manzo