Onore cubano con la musica di Compay Segundo

Ieri sera la band ha regalato due ore di cubania alla platea del Teatro D'Annunzio. La recensione di Giovanni Angelucci

Onore cubano con la musica di Compay Segundo

 È trascorso poco più di un anno da quando ho ascoltato l’ultima volta le note cubane del Grupo Compay Segundo. Diffondevano magia e passione tra i tavoli del Salon 1930 nell’'Hotel Nacional de La Habana. La loro esibizione in patria è chiaramente un’altra esperienza: ascolti Chan Chan annusando un ron cubano, fumi un habanos Robaina cantando De Camino a La Vereda, balli una salsa con la ragazza “mulata” a ritmo di El Quarto de Tula, intonano El Carretero e sogni guardando dalla finestra il Malecon (lungomare dell’Avana, conosciuto anche come avenida Antonio Maceo, ritrovo per l’intera città in cui si mischiano le storie di tutti i cubani).

Ieri 29 luglio, il gruppo leggendario di Compay Segundo ha regalato due ore di cubania alla città di Pescara. Il Teatro D’Annunzio ha ospitato il simbolo della cultura cubana tradizionale e del più autentico spirito cubano. Un concerto di grande musica in cui lasciarsi trasportare dai suoni latini e divertirsi con l’orchestra che dimostra ad ogni appuntamento un travolgente pathos verso il suo pubblico. Rimanere seduti al proprio posto è stato difficile, i ritmi trascinanti di Macusa, Bilongo, Veinte Años e Las Flores de la Vida hanno fatto cantare e ballare.

A nove anni dalla scomparsa del suo leader Compay Segundo, non solo cantante ma anche compositore che negli anni cinquanta ha fondato il leggendario gruppo Buena Vista Social Club, l’attuale Grupo Compay Segundo continua a divulgare la sua musica nel mondo. Prima di morire, lo stesso Compay scelse i suoi successori, assicurandosi che l’anima cubana contenuta nei suoi pezzi e nella sua musica continuasse ad emozionare e a trasmettere la più vera essenza di Cuba nel mondo.

Dalle parole dei loro testi e dalla musica dei loro strumenti viene fuori un universo di immagini e di racconti, dai caratteristici canti dei contadini alle storie di vita quotidiana dell’ambigua realtà cubana.

Erano le 23.00 quando Hugo Garzón Bargalló intona Hasta Siempre Comandante: “Vieni bruciando la brezza, con il sole di primavera, per piantare la bandiera, con la luce del tuo sorriso”, una bandiera quella cubana che ha resistito e che non si è lasciata schiacciare dall’oppressore americano. Un bandiera che, nonostante tutto, continua a preservare una grande purezza d’animo, espressa e inneggiata anche dalla musica tradizionale cubana.

Giovanni Angelucci