Omicidio Marco Cervoni al ‘Ferro di Cavallo’, ergastolo per Guerino Spinelli

Il 32enne di Pescara era accusato di omicidio volontario premeditato con l’aggravante dei futili motivi per aver ucciso il 35enne originario di Penne il 1^ gennaio 2020

Omicidio Marco Cervoni al ‘Ferro di Cavallo’, ergastolo per Guerino Spinelli

Guerino Spinelli é stato condannato alla pena dell’ergastolo per l'omicidio di Marco Cervoni avvenuto la mattina del 1^ gennai del 2020 nel ‘Ferro di Cavallo’ nel quartiere Rancitelli di Pescara. La sentenza e’ stata emessa dalla Corte d'Assise di Chieti questo pomeriggio, il 31 maggio 2022.

Spinelli, 32 anni, era accusato di omicidio volontario premeditato con l’aggravante dei futili motivi nei confronti di Cervoni, 35 anni che venne colpito con calci, pugni e anche con un corpo contundente, mentre si trovava dentro una casa nello stabile di via Tavo.

La sentenza del collegio presieduto da Guido Campli, giudice a latere Maurizo Sacco, emessa dopo circa un’ora di camera di consiglio, ha accolto la richiesta del pm Anna Benigni che aveva chiesto il carcere a vita per l'imputato. Spinelli, difeso dall’avvocato Melania Navelli, presente in aula, è stato anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale ed è stato condannato a risarcire in separata sede i danni alle parti civili, i gentori e la sorella della vittima, assistiti dall’avvocato Salvatore Mezzanotte, parti civili alle quali la Corte ha assegnato una provvisionale di 50 mila euro ciascuna, ponendo il pagamento a carico dell’imputato.

Per l’accusa, Spinelli quella mattina era infuriato perché Cervoni non aveva risposto alle sue telefonate, di qui l’aggravante dei futili motivi, e in base ai risultati dell’autopsia il 35enne ricevette numerosi colpi alla testa.

Per la difesa, questo è il caso di un omicidio senza movente. «Se non c’è il movente, come fanno a sussistere le circostanza aggravanti?», ha commentato l’avvocato Navelli, «non è emersa alcuna prova. Quella applicata a Guerino Spinelli è una pena inadeguata e sproporzionata per come è andato il processo, non è emersa la prova di nulla».

Adesso toccherà ai giudici dell’ appello verificare il lavoro dei colleghi della Corte d’Assise ma è chiaro che questa violenza non sarà mai riparata da una condanna al carcere a vita.