Mimmo Lucano e la "deportazione" dei migranti di Riace

Il Ministro dell'Interno ha deciso di chiudere l'esperienza di integrazione nella piccola comunità calabrese. Verranno trasferiti in altre strutture

Mimmo Lucano e la "deportazione" dei migranti di Riace

MIMMO LUCANO E LA "DEPORTAZIONE" DEI MIGRANTI DI RIACE. Non pago di aver insultato Ilaria Cucchi su Facebook per un post che Ilaria stessa aveva pubblicato su un carabiniere indagato per la morte di suo fratello Stefano, ora Salvini decide di chiudere l'esperienza di Riace deportando i rifugiati che si erano ben integrati nella piccola comunità calabrese facendola addirittura risorgere dall'abbandono. In questo clima di caccia al nero solo qualche sparuto cittadino teme l'arrivo delle leggi razziali perché sa che, senza fretta e un po alla volta, passo dopo passo, il rischio di un pericoloso giro di vite liberticida è forte. La maggior parte del popolo italico sembra indifferente perché ritiene che "noi italiani non siamo razzisti". E così assistiamo passivamente alla persecuzione di un uomo giusto come Mimmo Lucano e alla "deportazione" dei migranti di Riace.

Sommessamente a tutti noi vorrei ricordare un vecchio testo scritto dal pastore Martin Niemöller (1892-1984) anche lui deportato da Hitler a Dachau, testo poi ripreso da Bertolt Brecht:

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

Clemente Manzo