Meglio l'Oro blu (No petrolio)

L'Abruzzo protesta contro le politiche fossili del Governo Monti. Il coro: «No, No e ancora No!»

Meglio l'Oro blu (No petrolio)

NO ALLA PETROLIZZAZIONE D'ABRUZZO. Il discorso è complicato, ma può essere banalizzato in una semplice domanda: dove andrete a fare il bagno questa o la prossima estate? Occhio perché, secondo quanto affermato dalla Mediterranean Oil sul proprio sito, la concessione per Ombrina Mare 2, l'impianto off-shore che dal 2008 attende di perforare a sole 5 miglia dalla costa i nostri fondali, sarà assegnata entro la fine del 3 ° trimestre 2013. Una possibilità contro la quale si stanno giustamente mobilitando migliaia di persone in Abruzzo: privati cittadini, istituzioni, associazioni, parrocchie e movimenti che oggi sfileranno per le strade di Pescara dalla Madonnina del porto alla nave di Cascella per dire no alle trivelle in Adriatico. Vogliono difendere la loro terra, e fanno bene, perché c'è qualcosa che ogni cittadino abruzzese (e italiano) dovrebbe sapere: ad esempio che le royalties che l'Italia può ricevere dalle perforazione, cioè le compensazioni spettanti allo Stato per la quantità di idrocarburi estratti, sono assolutamente irrisorie e fra le più basse del pianeta, attestandosi ad un misero 7%. Se poi si riflette che, dati del Ministero dello sviluppo, la quota annuale esente dall'aliquota è di 50mila tonnellate di petrolio e 80milioni di metri cubi di gas in mare, e 20mila tonnellate di petrolio e 25milioni di metri cubi di gas sulla terraferma...il conto è servito. Da parco dei trabocchi, fonte potenziale di turismo d'eccellenza, produzione agricola di qualità, vivibilità e salute a piccolo pozzo il passo è breve. D'altro canto tra concessioni di coltivazione e permessi di ricerca, la mappa dei mari italiani sembra già segnata: basta consultarla sul sito del Ministero dello Sviluppo. Ed è sempre qui che può essere consultato l'elenco delle compagnie che versano le royalties. Come osservava già il Wwf nel rapporto “Milioni di regali”, nel 2010 “delle 136 concessioni di coltivazione a terra attive sul nostro territorio, solo 21 hanno pagato royalties e su 70 coltivazioni in mare solo 28 le hanno pagate (fonte: UNMIG del Ministero per lo sviluppo economico)”. Resta anche da capire quanto possa incidere sul fabbisogno energetico nazionale il contributo di un petrolio come quello estratto da Ombrina Mare 2, per qualità del prodotto e numeri di estrazione...e quanto possa incidere un'operazione del genere sulla salubrità del nostro ambiente. Secondo “Un piano blu per la Sicilia” di Greenpeace, che affronta la questione perforazioni, “il 'boom' delle trivellazioni offshore promosso dal 'Governo Tecnico' è la spia di un rapporto malato: si consegnano nelle mani di pochi soggetti le risorse naturali, invece di affrontare temi che sono assolutamente trasversali. ..le migliori stime ci dicono che tutto il petrolio offshore del mare non basterebbe a soddisfare il nostro fabbisogno nemmeno per due mesi...”. Insomma, tutelare l'interesse di pochi o il benessere di molti? La domanda sembra marzulliana, ma in gioco c'è la nostra costa.

Carlotta Giovannucci