La polpetta avvelenata

Dopo i rifiuti da bruciare nei cementifici l'autorizzazione alla piattaforma Ombrina Mare. Lo spettro del Centro Oli

La polpetta avvelenata

OMBRE NERE NEL MARE ADRIATICO. La "sveltina" del Governo Monti è arrivata agli sgoccioli della XVI° Legislatura. Stiamo parlando dell'autorizzazione al progetto delle Mediterranean Oil & Gas (Mog o Medol) di realizzare a pochi chilometri dal costituendo parco della Costa teatina una piattaforma estrattiva di petrolio e idrocarburi. Insomma trivelle allo scopo di cercare prezioso brent o altri combustibili naturali da immettere nel mercato per realizzare maxi profitti. E il tutto, poi, a pochi giorni dall'incidente all'altra area di stoccaggio del petrolio, a largo delle coste termolesi, al confine tra Abruzzo e Molise, nel quale c'è stata la fuoriuscita di greggio che, per fortuna e grazie al tempestivo intervento della Capitaneria, si è riusciti ad evitare il disastro ambientale. Questo impianto dovrebbe sorgere a 5 km in un area del mare Adriatico compresa tra San Vito, Fossacesia, Rocca San Giovanni e Torino di Sangro: insomma il meglio dell'Abruzzo in fatto di acque limpide e consta meravigliosa certificata dealle consuete, immancabili, bandiere blù che Legambiente attibuisce ogni anno a quel tratto del nostro territorio.

RITORNA LA PAURA DEL CENTRO OLI. La notizia dell'autorizzazione dell'impianto non può che riportare alla mente la feroce battaglia, di pochi anni fa, contro la realizzazione dell'impianto denominato "Centro Oli" in contrada Lo Feudo nel Comune di Ortona. Si tratta di un’arera di circa 12 ettari originariamente agricola, a forte vocazione rurale con vigneti ed ulivi, nel 2007 trasformata in industriale grazie al progetto dell’Eni. Dopo le dure battaglie di associazioni ambientaliste, ma soprattutto di comitati spontanei di cittadini, nell’ottobre del 2010, venne approvata in Consiglio Comunale una variante che ripristinava l’originaria caratterizzazione dell’area. Il 14 marzo 2012 una nuova modifica ed i 12 ettari di Contrada “Feudo” che non solo tornano ad essere edificabili ma, addirittura, con uno specifico vincolo industriale. Dunque, il pericolo del progetto Adriatico Idrocarburi - il nome della controllata Eni - è tuttora in piedi. 

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