Inquinamento ambientale: il problema degli allevamenti intensivi

Il punto di non ritorno climatico verrà presto raggiunto ed avrà effetti irreversibili a meno che non vengano adottate misure drastiche e cambiamenti di abitudini sotto il profilo alimentare

Inquinamento ambientale: il problema degli allevamenti intensivi
Gli esperti ritengono che stiamo raggiungendo inesorabilmente il punto di non ritorno climatico. Il 2022 è al sesto posto fra gli anni più caldi mai registrati nel pianeta. I dati reperiti dall’Osservatorio europeo sulla siccità sulle risorse idriche d’Italia, riportano la sofferenza dei laghi e dei fiumi, ormai vicini al collasso idrico. Gli effetti del cambiamento climatico sono già devastanti per alberi e animali. Kelli Levin del Bezos Earth Fund, una fondazione che finanzia attività volte a contrastare il cambiamento climatico, afferma che il report “mostra chiaramente l’entità del cambio di rotta che dobbiamo attuare, perché se tardiamo ancora ad agire il rischio è di innescare effetti talmente catastrofici da rendere il nostro mondo irriconoscibile”. Fra le attività umane a forte impatto sul clima, l’allevamento di bestiame contribuisce per il 14,5% alle emissioni totali di gas serra globali. I modi in cui il gas serra viene prodotto è, tra gli altri, attraverso la deforestazione praticata per creare zone di coltivazione destinate all’alimentazione degli animali negli allevamenti e la fabbricazione di fertilizzanti per le colture intensive destinate all’alimentazione animale. Oltre all’anidride carbonica, anche il metano e il protossido di azoto sono a loro volta prodotti in grandi quantità attraverso le deiezioni animali. L’allevamento produce dal 37% al 65% di metano e di protossido di azoto mondiali, due gas altamente inquinanti. C’è però una nuova alternativa di produzione chiamata “cellular agriculture”-“carne coltivata”. Questa innovazione non prevede la macellazione di animali per ottenere il prodotto finale, la carne è infatti ottenuta tramite la fusione di campioni di cellule staminali all’interno di un bioreattore. La coltivazione di carne coltivata inoltre non prevede l’utilizzo di antibiotici non aggravando la problematica dell’antibiotico restistenza, il fenomeno per cui l’abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi determina una resistenza agli antibiotici da parte dei batteri. In questo senso, si prevede che a breve si tornerà ad un’era pre-antibiotici. A fronte di tutti i problemi relativi agli allevamenti e all’avvento di questa nuova interessante tecnologia, l’organizzazione internazionale “End The Slaughter Age” ha creato una iniziativa per apportare modifiche alle legislazioni europee riguardanti i sussidi nel settore agricolo. L’iniziativa è stata approvata dalla Commissione Europea lo scorso 27 Aprile. Si tratta di una ICE, ovvero un’iniziativa dei cittadini europei, la quale ha come obbiettivo lo spostamento dei sussidi dal settore degli allevamenti alla produzione di alimenti ecosostenibili come carne coltivata e proteine vegetali. L’ICE deve raggiungere un milione di firme in tutta europa e la raccolta di una soglia minima in sette stati europei. Ad oggi l’inizativa è sostenuta da più di 160 organizzazioni in tutta Europa, tra cui ENPA, LAV, LIPU, Animalisti Italiani, e da alcuni politici come i consiglieri regionali Luigi Piccirillo e Andrea Zanoni, il deputato Paolo Bernini, giornalisti come Paolo Barnard, e attori come Massimo Wertmüller, ma ha bisogno del fondamentale apporto della firma dei cittadini europei.
“Without a livable planet, nothing else matters” -Peter Kalmus, scienziato della NASA 20 Luglio 2022. E purtroppo non ci è rimasto molto tempo.

Direttivo ETSA