Coldiretti, maxi grigliata a Pescara ma il consumo di carne scende

Non corre invece rischio di estinzione l’arrosticino, il cui appeal aumenta tra il consumatore

Coldiretti, maxi grigliata a Pescara ma il consumo di carne scende

E COLDIRETTI FESTEGGIA. Tanta curiosità suscitata questa mattina tra i consumatori dall’iniziativa lanciata da Coldiretti nel mercato di Campagna Amica di Pescara, dove è stata festeggiata la Giornata nazionale della Carne italiana alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe. Un’operazione verità sulla carne e i suoi primati qualitativi ma anche una occasione per aiutare con equilibrio e buonsenso a fare scelte di acquisto consapevoli e non cadere in pericolose mode estreme, a partire dall’arrosticino, carne simbolo della zootecnica abruzzese per storia e per gradimento soprattutto tra le nuove generazioni. Così, di fronte a una maxi grigliata preparata all’esterno del mercato di via Paolucci alla presenza del direttore Giulio Federici, del presidente provinciale di Coldiretti Pescara Chiara Ciavolich e del presidente dell’Associazione agrimercato d’Abruzzo Giuseppe Scorrano, tantissimi consumatori si sono cimentati con assaggi e degustazioni, accompagnati dalle spiegazioni fornite dagli stessi produttori e allevatori del mercato.

TUTOR DELLA CARNE. Nel corso della Giornata nazionale della carne italiana, nel mercato di Campagna Amica di Pescara questa mattina è stato presentato ufficialmente anche il tutor della carne che ha illustrato come la sana alimentazione si possa coniugare anche con il risparmio utilizzando tagli alternativi ma ugualmente nutrienti. “Con i tutor della carne è possibile risparmiare fino al 50% con l’acquisto di tagli alternativi meno conosciuti e più economici, ma anche più adatti alla ricetta che si vuole portare in tavola, senza rinunciare alla qualità italiana – dice Coldiretti - La nuova figura, che presto sarà operativa nel mercato in modo continuativo, permetterà di aiutare a conoscere la carne, scegliere i pezzi migliori per la cucina, valorizzare le parti low cost e consigliare su dove fare acquisti di qualità direttamente dagli allevatori. Di fronte alla grave crisi economica che sta coinvolgendo sia le stalle che i consumatori – commenta Coldiretti Abruzzo - è necessario trovare soluzioni nuove con una rete che, partendo dagli allevamenti e arrivando al bancone dei negozi, promuova la diffusione di tutti i tagli di carne, non solo di bistecche e filetti”. Così tra “arrosticini”, salsicce e tagliate, questa mattina consumatori incuriositi hanno toccato con mano la diversità della carne italiana e i rischi della scomparsa degli allevamenti con effetti per l’economia, il lavoro e l’ambiente ma anche il pesante impatto dell’allarmismo infondato e le campagne diffamatorie su un alimento determinante per la salute che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, alla quale apporta l’indispensabile contributo proteico.

L’ALLARME: SCENDE IL CONSUMO DI CARNE ANCHE IN ABRUZZO. Una festa, quindi, per celebrare la vera e sana carne italiana ma anche per riflettere sulla crisi di un settore determinante per l’economia. Un dato per tutti: nel giro degli ultimi cinque anni oltre 128mila Abruzzesi hanno detto addio alla carne bovina, secondo la stima effettuata da Coldiretti Abruzzo. Oggi a portare in tavola carne bovina è rimasto il 63,7 per cento degli abruzzesi, mentre a primeggiare nel gradimento sono le carni bianche (pollo, tacchino, coniglio), presenti almeno una volta a settimana nel piatto per 82,7% dei cittadini della regione. A mangiare maiale è, invece, il 49,8%, mentre il 62,4% non si fa mancare mai i salumi. “Proprio nel 2015 - precisa Coldiretti - la carne ha perso per la prima volta il primato ed è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie dopo l’ortofrutta, con una rivoluzione epocale per le tavole nazionali. Il risultato di un trend negativo in atto da anni è che non si è mai mangiata così poca carne in Italia dall’inizio del secolo. Le quantità di carne portate realmente in tavola sono scese in media a 85 grammi al giorno, ben al di sotto del limite dei 100 grammi al giorno fissato dai più accreditati Istituti di ricerca. Eppure la carne e i salumi - sottolinea Coldiretti, rappresentano importanti fonti di proteine ed altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina b12) o poco rappresentati (zinco, selenio, B2, PP) o scarsamente disponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale. Un alimento importante soprattutto per i bambini: la carne è uno dei primi cibi che si puo’ introdurre a partire dal periodo di svezzamento perché è fonte di nutrienti essenziali alla crescita ed è anche facilmente digeribile”.

UN CASO A PARTE: L’ARROSTICINO. Non corre invece rischio di estinzione l’arrosticino, il cui appeal aumenta tra il consumatore, ma con un altro tipo di problema: oltre due arrosticini su tre, stando ad una stima di Coldiretti Abruzzo, deriverebbero da carni provenienti dall’estero, penalizzando gli allevatori onesti e snaturando una produzione che trova il suo punto di forza proprio nella tradizione pastorale regionale che in Abruzzo è rappresentata da circa 250mila capi di ovini adulti di cui ogni anno 60mila destinate alla produzione di arrosticini”.

UNA CRISI DI SETTORE SENZA PRECEDENTI. Una crisi con due cause: una diminuzione dei consumi e l’aumento delle importazioni selvagge. Negli ultimi venti anni sono state chiuse in Abruzzo circa la metà delle stalle: in particolare, l’allevamento bovino ha subito un decremento in termini di capi del 33,7% contro una diminuzione del 31,8% dei capi suini e del 63,8% dei capi ovini a dimostrazione dell’allarme sul prodotto “arrosticino”. A essere “sopravvissuti” sono circa 400mila capi tra bovini, suini e ovicaprini per un totale di 9200 aziende, dove lavorano minimo 18mila persone, tra capi azienda e manodopera familiare e non. “Gli arrivi da Paesi comunitari e extracomunitari di carne a basso prezzo senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantiti dall’Italianità provoca la chiusura delle stalle, impoverisce le attività di trasformazione e distribuzione ad esse legate e fa venir meno il presidio ambientale e di legalità di interi territori – sostiene Coldiretti - Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni. Ecco perché per salvare un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese è importante verificare le etichette che obbligatoriamente devono indicare la provenienza della carne fresca per scegliere la filiera italiana della carne che crea occupazione, produce ricchezza, rispetta l’ambiente a la biodiversità e presidia il territorio delle nostre regioni, ma garantisce anche qualità e sicurezza alimentare grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa”.

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