Il Consiglio regionale d’Abruzzo respinge la legge sul “fine vita”

Le reazioni: D’Incecco (Lega), “Puntiamo sulle cure palliative”; Partito Democratico, “Insulto a tutte le famiglie che ogni giorno affrontano la sofferenza”; Sinistra Italiana, “Ignorate 8119 firme”

Il Consiglio regionale d’Abruzzo respinge la legge sul “fine vita”

Il Consiglio regionale d’Abruzzo ha bocciato il progetto di legge, “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito (…)”. La proposta di iniziativa popolare era stata iscritta all’ordine del giorno con “procedura d’urgenza”, secondo quanto previsto dalla legge regionale che detta, per la Regione Abruzzo, le regole sul referendum abrogativo, consultivo e l’iniziativa legislativa. Il testo, infatti, era arrivato in Consiglio, per la prima volta, il 26 giugno 2024, ma in quell’occasione non si arrivò al voto. Anche in quella data erano scattati i 12 mesi concessi dalla normativa regionale per la pronuncia definitiva dell’Aula sul progetto di legge.

Le reazioni

"Un tema così delicato come quello del fine vita non può essere normato a livello regionale. Va affrontato attraverso una legge nazionale, discussa e votata dal Parlamento. Le Regioni non hanno competenza su materie così,profonde e decisive per la vita e la dignità delle persone. Su questo siamo in linea con la posizione del Governo. Piuttosto dobbiamo investire maggiormente sulle cure e in particolare su quelle palliative". Lo ha dichiarato *Vincenzo D'Incecco*, Capogruppo della Lega in Regione e presidente della Commissione Bilancio a proposito della proposta di legge regionale sulle ‘Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito’ respinta oggi pomeriggio dal Consiglio regionale. "Le istituzioni e lo Stato - prosegue D'Incecco - devono prendersi cura dei cittadini, sostenendoli, cercando di alleviare loro la sofferenza, non legittimando la morte come soluzione. Parlare di amore e dignità, come si fa, nel contesto del suicidio assistito è una forzatura. La legge di oggi voleva normare un atto che porta una persona a scegliere di morire prematuramente. Non possiamo attenuare con il linguaggio la gravità di una scelta così estrema. La vita – prosegue D’Incecco – è fatta di gioie ma anche di dolori, e purtroppo anche di sofferenza. Fa parte della condizione umana. Così come non decidiamo quando nasciamo, non dobbiamo decidere quando morire. Lo Stato non deve offrire una puntura o una pillola, ma una carezza, una presenza, un sostegno. E poi come si fa a essere certi che una persona voglia davvero morire? Una commissione medica può davvero giudicarlo? E se quel desiderio cambia dopo un istante? Le leggi non si,fanno sui casi individuali, ma per costruire una società che aiuta le,persone a vivere". D'Incecco lancia quindi un monito: "Se iniziamo da qui, tra trent’anni rischiamo di discutere se convenga o meno tenere in vita un anziano di 90 anni o un bambino malato come è successo al piccolo Alfie Evans. Ci chiederemo: vale la pena? Costa troppo? La sanità può reggerlo? Una porta che si apre oggi rischia di diventare un portone domani. Per questo dobbiamo investire seriamente in cure palliative, in strutture e associazioni che aiutano chi soffre. Un sorriso, una parola, una presenza valgono molto di più di un atto irreversibile. Ho votato contro – conclude D’Incecco – perché credo che le istituzioni debbano abbattere la sofferenza, non il sofferente".

 

“Quella di oggi è una brutta pagina per il Consiglio Regionale d’Abruzzo e per la politica tutta: di fronte a una proposta di legge sul fine vita attesa, condivisa, urgente e sostenuta da un’ampia e significativa iniziativa popolare, la destra ha scelto ancora una volta la strada del comodo temporeggiamento. È un comportamento grave, un insulto a tutte quelle persone e famiglie che ogni giorno affrontano la sofferenza senza tutele, senza certezze, senza una legge che riconosca il diritto fondamentale alla libertà e alla dignità fino all’ultimo istante della vita”, così il segretario regionale del Partito Democratico Daniele Marinelli con la responsabile Diritti del PD Abruzzo Marielisa Serone e il Gruppo PD in Consiglio regionale dopo la bocciatura della legge regionale sul fine vita all’ordine del giorno della seduta odierna. “Il centrodestra ha dimostrato, ancora una volta, la propria incapacità di affrontare con coraggio e responsabilità i grandi temi civili del nostro tempo – proseguono Marinelli, Serone e i consiglieri presenti al voto Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Sandro Mariani e Pierpaolo Pietrucci – . Ha preferito nascondersi, forse intimorito più dalla paura di perdere consenso che di dare il via a un’iniziativa civica di enorme significato. Ma le sofferenze delle persone non possono divenire campo neutro della politica, né essere giudicate com’è accaduto per bocca di qualcuno oggi in aula: la proposta di legge sul fine vita non è né ideologica né divisiva, ma nasce dalla necessità concreta di offrire un quadro normativo chiaro, umano e rispettoso per chi affronta condizioni di sofferenza irreversibile. Era ed è il tentativo, civile e responsabile, di colmare un vuoto che la politica ha il dovere di affrontare, senza più delegare tutto alle sentenze della Corte Costituzionale. Oggi il Consiglio regionale ha perso un’occasione storica, rimandando al mittente una legge che avrebbe potuto dare risposte concrete anche a cittadini abruzzesi che non vogliono più essere lasciati soli nel momento più difficile della propria vita. La bocciatura è una resa morale, un arretramento sul piano dei diritti civili, che però non arresta la mobilitazione a favore di questa battaglia di iniziativa popolare, che, quindi, coinvolge la società e le istituzioni. La dignità non può aspettare, come dimostra la storia di Daniele Pieroni, scrittore pescarese che ha usufruito della scelta resa possibile dal fatto che risiedeva in Toscana, unica regione che ha espresso tale indirizzo. Non possiamo fermarci in attesa di sapere come il Governo intenda orientarsi su un tema su cui non può più restare inerte, non può avere il sopravvento la guerra a una richiesta che incide sul diritto all’autodeterminazione sul fine vita, regolando l’accesso alle cure palliative e, nei casi previsti dalla legge, al suicidio medicalmente assistito. Una materia che ha bisogno di una regolamentazione chiara che le Regioni possono, anzi, dovrebbero dare. Ma in Abruzzo questo oggi non è accaduto”.

 

"8119 firme raccolte, due anni di commissione e oggi finalmente in consiglio.mUn grande lavoro di "Liberi Subito" che ringraziamo perché la loro battaglia di civiltà è la nostra, è la battaglia di tutti e tutte per la,dignità e la libertà di scelta.
A questo Marsilio e il centro destra sbattono la porta in faccia, scegliendo di non assumersi la responsabilità, non dando conto alla richiesta di iniziativa popolare. Quando si tratta di Napoli Calcio e/o di lobby, le istituzioni abruzzesi non hanno incertezze ad aprire le porte, quando invece si tratta di assumersi responsabilità, di rispondere ai bisogni complessi che provengono dalle fragilità e dalle sofferenze  si mostrano ideologiche e incerte, chiudendo ogni speranza di futuro accettabile, chiudendo la speranza della dignità ai tanti e alle tante che soffrono. Un diniego che si nasconde dietro la motivazione che è di competenza nazionale significa non avere nemmeno il coraggio di prendere una posizione chiara. Il No di oggi al fine vita non è accettabile, noi ci siamo per continuare insieme questa battaglia". É stato il commento di Daniele Licheri, segretario regionale Sinistra Italiana Abruzzo.