Falcone patrimonio del Paese

Ventuno anni fa la Mafia fece saltare il magistrato simbolo della legalità, del diritto e della lotta alla paura

Falcone patrimonio del Paese

GIOVANNI FALCONE 21 ANNI FA PERDEVA LA VITA IN UN ATTENTATO MAFIOSO. Oggi ci saranno tutti a Palermo al 21° anniversario dell'omicidio del giudice Falcone, divenuto suo malgrado un'icona della lotta alla mafia e della legalità. Ci saranno com'è giusto gli uomini delle istituzioni, anche di  quelle che lo hanno avversato lasciandolo solo e abbandonandolo al suo destino. Eppure ben altri riconoscimenti le istituzioni avrebbero dovuto rilasciare a Falcone specie dopo che il  maxiprocesso di Palermo avesse confermato i risultati delle inchieste del pool di cui faceva parte insieme a Paolo Borsellino. Oggi a Palermo è una giornata di pioggia ma non per questo la parte migliore del paese,  una folla immensa formata soprattutto da giovani arrivati a Palermo con ogni mezzo e perfino con le navi della legalità, rinuncerà a commemorare il sacrificio di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e di tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. I manifestanti  non sono lì solo per rendere onore ad un uomo dello Stato con la schiena diritta, ma anche per chiedere a gran voce la verità sulla stagione delle stragi di mafia del 92-93 e sul presunto accordo tra lo Stato e Cosa Nostra che ancora oggi presenta lati oscuri e di cui la procura di Palermo si sta occupando. Tra i rinviati a giudizio compaiono ex ministri come Calogero Mannino, che ha scelto il rito abbreviato, Marcello Dell'Utri, già condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, e Nicola Mancino accusato di falsa testimonianza. L'ex ministro dell'interno, che più volte con alcune telefonate, registrate e poi distrutte, ha trascinato il Presidente Napolitano in questa vicenda, e che a sua sarà sentito  come teste dalla procura di Palermo.

LA STRAGE DI CAPACI FESTEGGIATA DAI MAFIOSI IN CARCERE. La  morte del magistrato venne decisa in una riunione della "commissione " presieduta da Totò Riina tra  il settembre ed il dicembre del  91. Quando la notizia si diffuse, nelle carceri siciliane, i mafiosi esultarono, tanto che nel cosiddetto "hotel Ucciardone", gli uomini d'onore in prigione festeggiarono con champagne la morte del giudice Falcone, considerato il loro nemico numero uno. Dopo l'omicidio mafioso del consigliere istruttore Rocco Chinnici, il suo sostituto Caponnetto costituì il "pool antimafia" che rappresentò una svolta decisiva nella lotta a Cosa Nostra.

IL POOL ANTIMAFIA DI FALCONE E BORSELLIOE IL MAXI PROCESSO. Del pool facevano parte, oltre a Falcone, anche Borsellino, Di Lello e Guarnotta. Giovanni Falcone raccolse le testimonianze  del boss Tommaso Buscetta., che dopo la cattura collaborò con la giustizia.  Fu grazie alle inchieste del pool che si pervenne al maxiprocesso di  Palermo che segnò una svolta nella lotta alla criminalità organizzata dimostrando che il fenomeno mafioso era una realtà unitaria con a capo una cupola e  non una serie di singoli episodi criminali tra loro non collegati come invece molti ritenevano. Tra gli imputati c'erano  Pippo Calò, Michele Greco. Leoluca Bagarella, Salvatore Montalto, Luciano Liggio, il mammasantissima che ha preceduto Salvatore Riina al comando di Cosa Nostre, e molti altri  ancora per un totale di 474 imputati. Le accuse erano di omicidio, traffico di droga, estorsione e di associazione mafiosa. Il processo terminò il 16 dicembre 1987 con 360 condanne per un totale di 2665 anni di carcere, oltre a 19 ergastoli comminati.

L'ISOLAMENTO DI FALCONE DOPO LA FINE DEL POOL ANTIMAFIA. Quando Caponnetto lasciò l'incarico per sopraggiunti limiti di età, Falcone si candidò al suo posto resosi vacante, ma il CSM gli preferì Antonino Meli perchè più anziano, ignorando la grandissima esperienza anche internazionale acquisita da Giovanni Falcone. Alla seduta notturna del CSM, partecipò il giudice Giancarlo Caselli che votò a favore di Falcone. Alcuni anni dopo l'attuale procuratore di Torino ebbe a dichiarare: "provo ancora vergogna per la bocciatura di Falcone.." Dopo una serie di vicissitudini e di veleni Meli  decretò la fine del pool antimafia. Fu allora che il guardiasigilli  Claudio Martelli, volle Falcone a capo del Dipartimento affari penali. Leoluca Orlando e molti esponenti del PCI criticarono la sua scelta di trasferirsi presso il ministero della giustizia. Ma le critiche furono ingiuste perché la sua esperienza portò alla predisposizione di leggi che poi furono approvate e che portarono alla costituzione della DIA direzione nazionale antimafia e della DDA  la direzione distrettuale antimafia e alla introduzione dell'art. 41 bis che introdusse un carcere duro per i capi di Cosa Nostra come Salvatore Riina e Provenzano.

PERCHE' SONO MORTI FALCONE E BORSELLINO. La spiegazione del perché sono morti Falcone e Borsellino ce la fornisce lo stesso Falcone  che profeticamente ebbe a dichiarare: "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere". Quello che stupisce è che tra coloro che oggi sono presenti a Palermo ad onorare, magari commossi, l'eroe Falcone, ci saranno anche molti di quelli che isolandolo, permisero che la Mafia ne decretassero la condanna a morte.

Redazione Independent