«E' il mio ultimo giorno libero»

Delitto del Primo Maggio - Il presunto killer non rispondere al Gip. Fiato sul collo per i complici e fiancheggiatori

«E' il mio ultimo giorno libero»

«ULTIMO GIORNO DA UOMO LIBERO» - Così parlò Massimo Ciarelli, 29 anni, che si è constituito, ieri pomeriggio poco dopo le 18, all'autogrill Alento, zona Francavilla, sull'A14. «E' il mio ultimo giorno da uomo libero», ha detto all'agente di polizia che gli metteva le manette ai polsi. Cala il sipario su un individuo già pluripregiudicato e presunto assassino di Domenico Rigante, giovane ultrà e padre di una bambina di 6 mesi, brutalmente assassinato con un colpo di pistola al fianco dentro una casa in via Polacchi a Pescara. Ora inizia la battaglia legale: l'imputato sarà difeso dagli avvocati Valentini de L'Aquila e Menca del Foro di Foggia, durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Vasto, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La procura di Pescara lo accusa di omicidio, tentato omicidio e violazione di domicilio per il delitto del primo maggio. Intanto le indagini proseguono per assicurare alla giustizia i sei complici del "commando della morte". Si conoscono i loro nomi, quelli che li stanno aiutando nella fuga e dove si trovano, ma devono essere ancora collocati, tramite prove inconfutabili, sulla scena del delitto.

LA CONFERENZA STAMPA - Questa mattina, alle 12, si è tenuta la conferenza stampa del Questore di Pescara Paolo Passamonti e del dirigente della Squadra Mobile Pierfrancesco Muriana, che ha condotto le indagini e l'arresto di Ciarelli. Nella sala del Reparto Crimine Abruzzo oltre ai giornalisti c'erano anche i familiari di Domenico, il padre, il fratello gemello, la madre ed alcuni amici. Passamonti ha voluto ringraziare personalmente il sig. Rigante, papà di Domenico, per gli appelli alla calma e gli inviti ad abbassare i toni in un momento così difficile sia a livello persona che per l'intera comunità di Pescara. Proprio mentre si teneva la conferenza stampa, in piazza Italia, vicino al Comune, era incominciata la manifestazione organizzata dagli amici di Domenico con tanto di cori, fumogeni e petardi. Il clima è ancora teso ma un passo in avanti è stato fatto e le Istituzioni, una volta tanto, hanno dimostrato di essere all'altezza della situazione. Sulla questione Pierfrancesco Muriana ha detto che proprio gli organizzatori della manifestazione dovrebbero aiutare gli inquirenti nelle indagini e lancia un appello affinchè li aiutino a ricostruire «i pezzi mancanti di questo puzzle».

LA DINAMICA DEL DELITTO - E' stata ricostruita la scena che ha portato all'omicidio del giovane ultrà del Pescara ed il movente: una rissa il giorno prima in via delle Caserme. «Assolutamente futili motivi», ha detto Pierfrancesco Muriana. Il primo maggio, dopo le 10 di sera, Antonio Rigante, gemello della vittima, riceve una telefonata da un'amico che lo avvisa che lo stanno cercando alcuni zingari. Il ragazzo esce fuori ed incontra il "commando di rom" per capire come stanno le cose. Cominciano a volare parole grosse, spintoni, schiaffi, spuntano le armi. C'è Massimo Ciarelli che vuole vendicarsi del pestaggio del giorno precedente. Antonio scappa verso casa. Durante l'inseguimento vengono sparati dei colpi in aria. Antonio entra in casa e si barrica dentro. Arrivano gli zingari che costringono gli occupanti dell'abitazione, che stavano guardando una partita di calcio, a fare uscire Antonio. Sono attimi concitati: gli zingari entrano nella casetta col giardino. Ci sono diverse persone in casa, amici di Antonio e Domenico. Non si capisce nulla. C'è chi scappa, chi si nasconde sotto il tavolo o dove può. Lo "squadrone della morte" è armato e fanno paura. Ed è proprio in mezzo a questo delirio che il killer spara un colpo letale, al fianco destro, mentre Domenico era riverso a terra ed implorava di non essere ucciso.

LA FUGA, LE COPERTURE E LA TRATTATIVA - Come si diffonde la notizia della morte di Rigante, avvenuta per emorragia interna per la lesione della vena aorta, la polizia ha già in mano il quadro completo della situazione. Massimo Ciarelli era andato a trovare la fidanzata in un noto night della zona ma non è stato preso per questione di attimi. Anche l'auto, rinvenuta nel quartiere Fontanelle, una Fiat 500 Abart, e di proprietà del cugino di Massimo Ciarelli è stata sequestrata. Comincia la caccia al "Commando" del primo maggio. Vengono messi sotto controllo diversi telefoni e pedinati alcuni membri del clan Ciarelli. Gli inquirenti, infatti, sapevano che il killer non aveva programmato la fuga e che aveva bisogno di soldi, cibo e vestiti. La pressione intorno al principale sospettato - Domenico Rigante, lo ricordiamo, in punto di morte ha trovato la forza di fare il nome del suo assassino - era fortissima, così come quella della comunità rom che vedeva in Massimo Ciarelli un personaggio scomodo. Nella fuga, durata quasi 4 giorni, il Ciarelli è stato certamente aiutato e spalleggiato da qualcuno ma, come si è visto braccato e per evitare un conflitto a fuoco nel covo (si dice in zona Francavilla), ha deciso di costituirsi anche perchè spaventatissimo. Ieri mattina, verso mezzogiorno, c'è stata una telefonata tra il Questore Paolo Passamonti ed il legale della famiglia Ciarelli. «Ci vediamo nel pomeriggio», ha spiegato in maniera sibillina preannunciando l'epilogo inevitabile. E' così è stato. Adesso tocca agli altri che - come dicono dalla questura - «sono perfettamente sotto controllo».

Marco Beef