D'Alfonso vuole la Bernardini, il Consiglio invece la boccia

Il segretario dei Radicali Italiani è ineleggibile per 5stelle e opposizione. Abruzzo ancora senza Garante dei Detenuti

D'Alfonso vuole la Bernardini, il Consiglio invece la boccia

D'ALFONSO VUOLE LA BERNARDINI, IL CONSIGLIO DICE NO. Nonostante l'accorato appello del governatore Luciano D'Alfonso salta, probabilmente in maniera definitiva nonostante le parole del sottosegretario Mazzocca, la nomina a Garante dei Detenuti d'Abruzzo di Rita Bernardini che, lo ricordiamo, è in sciopero della fame da sabato scorso. Il segretario dei Radicali Italiani, 63 anni, non ha ragginto il quorum previsto dal regolamento ufficialmente perchè condannata definitivamente per reati legati al suo attivismo ed alle battaglie in favore dell'uso della cannabis a scopo terapeutico. A bocciare la Bernardini il gruppo del MoVimento 5 stelle e diversi membri dell'opposizione che hanno ricordato al governatore la discutibile nomina di Manola Di Pasquale alla guida dell'Istituto Zooprofilattico Sperimantale di Molise e Abruzzo. Moltissime schede bianche, tra i candidati più votati il giornalista Francesco Lo Piccolo (4 preferenze) ma è difficile che la maggioranza possa accordarsi con l'opposizione sul suo nome, a meno di clamorosi colpi di scena. Dunque, il rischio concreto è che per molto altro tempo ancora l'Abruzzo sarà senza il Garante dei Detenuti, una figura paragonabile, impropriamente, a quella del difensore civico ma che che si occupa dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

IN CORSA SEDICI NOMI. Oltre alla Bernardini ed al giornalsista Lo Piccolo gli altri candidati, a meno di clamorose rinunce, sono: Paolo Albi, ex consigliere comunale di centrodestra a Teramo; Giorgio Lovili, ex segretario generale del Comune dell’Aquila; Manlio Madrigale del centro di Civicrazia di Chieti; Gianmarco Cifaldi, professore di Sociologia all’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara; Rosita Del Coco, docente di Diritto penitenziario a Teramo; Carlo Di Marco, prof di Scienze politiche a Teramo; Antonio Di Biase, docente di Diritto civile all'Università di Foggia; Fabio Nieddu, ex responsabile della Croce Rossa di Chieti; Ariberto Grifoni; Danilo Montinaro, psichiatra; Fiammetta Trisi, direttore dell’Ufficio detenuti e trattamento del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di Pescara; l'avvocato Salvatore Braghini.

IL CANDIDATO (SUB)DIRETTORE. Come è noto tra i candidati c'è anche il nostro (sub)direttore Marco Manzo, 40 anni, laureato in Economia all'Università di Bologna specializzatori in Argentina presso l'Universidad de Buenos Aires, dove ha collaborato con 'Hecho en Buenos Aires', organizzazione umanitaria che si occupa di dare sostentamento ai senza casa. Manzo è anche presidente dell'associazione culturale 'PiùAbruzzo' che, da anni, si batte nella promozione dei diritti umani, giustizia sociale, animale e ambientale in Abruzzo e nel mondo. L'ultima campagna 'Noi Contro solo Le Barche Che Affondano' ha avuto un grande successo mediatico con le barchette, di carta, messe nelle fontana delle piazze di tutta Italia, da nord a sud, ed in diversi nazioni (MaroccoSpagna,Belgio, Israele, Canada, Stati UnitiFrancia, InghilterraAustralia), come messaggio di solidarietà a chi ha lasciato il suo paese alla ricerca di un futuro migliore ed è vittima degli eventi oltre che del razzismo. In 'PiùAbruzzo' figurano nomi prestigiosi della società civile come medici, notai, commercialisti, psicologi, informatici, docenti, editori, giornalisti, architetti, penalisti, ingegneri, imprenditori ed esponenti del mondo del volontariato. "E' appunto tamite la collaborazione ed il coinvolgimento di costoro - spiega il dott. Manzo - che si intende adottare un piano d'azione concreto, che abbiamo già scritto, al fine di tutelare la dignità degli uomini e delle donne privati della libertà e per mettere in campo azioni finalizzate al loro recupero, alla reintegrazione sociale ed all’inserimento nel mondo del lavoro. Senza l'affiancamento di un team valido - conclude il dott. Manzo - questo incarico non avrebbe senso perchè le competenze di ciascuno, seppur validissime, andrebbero ad annacquarsi nel mare magnum dei problemi che riguardano il mondo della detenzione e, quindi, non riuscirebbero nello scopo per il quale tale figura è prevista dalla convenzione dell’Onu contro la tortura". Nel programma da Garante dei Detenuti c'è la sottoscrizione di un documento, di durata triennale e rinnovabile, che importa l’assunzione di misure finalizzate al recupero e al reinserimento dei detenuti, in particolare di quelli con problemi di tossicodipendenza, con la creazione di occasioni di lavoro all’esterno, magari anche impiegandoli in agricoltura, con soggetti privati o anche in lavori pubblica utilità, ed il sostegno di iniziative alternative alla detenzione presso le sedi dell'associazione. 

Redazione Independent