Avvocati vs Intelligenza Artificiale

Case Cruncher ha indovinato l’ 86.6% dei verdetti contro il solo 66,3% di previsioni azzeccate dai professionisti forensi

Avvocati vs Intelligenza Artificiale

AVVOCATI VS I.A.: CHI VINCE?Il peggior nemico dell’avvocato è il cliente” recita un proverbio molto in voga nelle aule dei tribunali, ma oggi, potrebbe essere ben sostituito da “il peggior nemico dell’avvocato è Case Cruncher”.

Il D-Day della professione forense è stato il 2 novembre 2017. In questa data sono stati resi noti al pubblico i risultati di una gara tra un programma di intelligenza artificiale e 100 avvocati londinesi esperti in diritto commerciale. La macchina e gli uomini sono stati sfidati a prevedere l’esito di ben 750 controversie in materia assicurativa e finanziaria. L’esito è stato imbarazzante. Case Cruncher ha indovinato l’ 86.6% dei verdetti contro il solo 66,3% di previsioni azzeccate dai professionisti forensi. Sembra un romanzo di Philip K. Dick, ma è la realtà, e non è molto lusinghiera per la categoria degli avvocati. Questi ultimi, infatti, rispetto al computer hanno dimostrato una minore comprensione dell’influenza che i fattori non strettamente giuridici possono avere sull’esito di una causa.

Lo scopo del progetto case cruncher, startup creata nell’humus della Cambridge University, è trovare una soluzione a problemi legali, che sia obiettiva, non arbitraria e che consenta ad imprese ed associazioni di risolvere in modo affidabile le questioni legali di ogni giorno, con uno strumento mai usato prima: l’intelligenza artificiale.

Al di là degli aspetti pratici, il programma ha delle affascinati implicazioni filosofiche. Rendere le decisioni prese nei tribunali il più possibile giuste, imparziali e rispettose dello spirito della legge è stato sempre lo scopo di chiunque abbia avuto a cuore l’amministrazione della giustizia. Chi frequenta le aule dei tribunali sa bene che l’elemento umano, rappresentato dalla sensibilità, ed a volte anche dalla preparazione dei giudici e dei difensori, è fondamentale e può cambiare radicalmente l’esito di un giudizio. Pertanto si è sempre cercato di scovare strumenti che azzerassero il fattore umano, per giungere a decisioni il più possibile omogenee a fronte di situazioni simili. Il pensiero illuminista che concepisce il giudice unicamente quale “bocca della legge” e la presenza negli ordinamenti giuridiche di corti quali la Cassazione, aventi lo scopo di uniformare l’interpretazione del diritto, sono prodotti della stessa esigenza.

Pertanto, studiare, con metodo scientifico e con strumenti innovativi, il processo attraverso il quale si giunge ad una determinata decisione, non può che portare a ricadute positive.

E se per raggiungere questo risultato alcuni professionisti del diritto hanno dovuto subire una cocente umiliazione, poco importa. D’altra parte il loro destino è condiviso con Garry Kasparov, campione del mondo di scacchi, sconfitto da Deep Blue, computer dell’IBM.

Gli autori dell’esperimento, però,  il risultato non implica che la macchina sia sempre e comunque migliore dell’uomo ma solo che, in casi in cui la questione è molto ben definita in tutti i suoi elementi, il computer può competere con un avvocato e persino batterlo.

L’individuazione dei fattori che hanno consentito a case cruncher di sconfiggere 100 agguerriti legali, potrà fornire alla categoria la chiave per poter migliorare approccio al problema e preparazione, ma gli effetti non si limiteranno a questo.

Molti utenti del sistema giustizia potrebbero infatti utilizzare il software per evitare di incaponirsi in liti prive di fondamento.

Ed infine, i più critici fanno beffardamente notare che forse l’unico effetto tangibile di questa sfida uomo- macchina sarà il drastico ridimensionamento delle tariffe praticate dagli avvocati inglesi che, con una media di 300 sterline l’ora, sono i più cari d’Europa. Per una volta l’erba più verde si trova nei giardini degli italiani.

 Silvia Cipolloni