Arcigay contro Di Stefano

Un post su Facebook scatena la reazione dell'associazione «non alimenti l'omofobia»

Arcigay contro Di Stefano

INDOVINA CHI. C’era un gioco, negli anni ’80, che si chiamava “Indovina chi”. Forse qualcuno di voi se lo ricorda. Bene, il senatore Fabrizio Di Stefano ha deciso di rispolverarlo e qualche giorno fa, su Facebook, ha sparato frasi al vetriolo contro un non meglio precisato esponente del Pdl di Lanciano. Andando per esclusione, non dovrebbe trattarsi dell'’ex sindaco Filippo Paolini né di Manlio D'Ortona, Gianluca D'Intino, Lucia Crognale, Ermando Bozza e Fabrizio Bomba. Lo diciamo con certezza perché queste sono le persone che Di Stefano ha taggato nel suo post, in cui spiega di aver trasformato tale esponente in un suo nemico “perchè quando (questi soggetti) ti sono "amici" ti tolgono la pelle per avere voti quando si candidano, incarichi, candidature e, per carità di patria, mi fermo qui. C'era un periodo in cui non potevo andare a Lanciano perché tale soggetto presidiava la mia segreteria pur di farmi da zerbino quando arrivavo. Poi d'improvviso, quando ho preferito a lui un candidato a sindaco da tutti ritenuto migliore, più affidabile, più competente, più serio, apriti cielo! Poi finalmente... è diventato un mio nemico. Risultato: quanti amici ho recuperato! E, soprattutto, quanta serenità! E come si dice in francese: mi sono tolto una grande rottura di co...ronarie”. 

LA REAZIONE DELL’'ARCIGAY. Non ci concentremo sulla considerazione, in verità abbastanza retorica, che è spiacevole vedere un senatore della Repubblica esprimersi in siffatta maniera. Non diremo neanche a chi si riferisce Di Stefano, perché è evidente che si sia aperto un caso politico in riferimento a un ex assessore della giunta Paolini che voleva essere candidato al posto di Ermando Bozza e che, non essendo stato accontentato, ha finito per mettersi contro il buon Fabrizio. Parleremo, tuttavia, della reazione dell’Arcigay. Direte voi: e che c’entra? C’entra eccome, perché Di Stefano, riferendosi a questo “zerbino”, aggiunge: “Se non avessi avuto dubbi sui suoi gusti sessuali poteva sorgermi la preoccupazione di una sua latente omosessualità. Ovviamente per chi conosce non ricambiata”. Boom. Dopo aver letto queste parole, l’Arcigay Chieti è, giustamente, insorta.

«DI STEFANO NON ALIMENTI L’OMOFOBIA». L'associazione invoca le scuse del senatore, chiedendosi: «È davvero necessario colorare le beghe tra politici, come anche le discussioni della vita quotidiana, con frasi larvatamente omofobiche? L'avvocato Andrea Cerrone di Lanciano ha fatto notare lo scivolone al Senatore che, tuttavia, ad oggi, non ha risposto. Il silenzio, Senatore, è devastante. Risponda e, per quella 'carità di Patria' da lei stesso evocata, si scusi». La sezione locale dell'Arcigay ricorda che «Chieti, la scorsa estate, è stata teatro di gravi attacchi omofobici che hanno ferito l'incolumità e la dignità delle persone. Qualche tempo fa un ragazzino, a Roma, si è tolto la vita perché 'accusato' di essere gay. Frasi come quelle di Fabrizio Di Stefano alimentano l'omofobia, sebbene proposte come innocue dai loro autori».



Giuseppe Marfisi