Il 20 febbraio è la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale

Celebrata per la prima volta nel 2009, è stata voluta dall'Assemblea Generale dell'ONU con l'obiettivo di una "società per tutti"

Il 20 febbraio è la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale
Celebrata per la prima volta nel 2009, è stata voluta dall'Assemblea Generale dell'ONU con l'obiettivo di una "società per tutti", che è quella in cui si realizzi la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (10 dicembre 1948). L'articolo 1 della Dichiarazione cristallizza una verità: che "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza".
La nostra Costituzione è lo specchio di questa Dichiarazione anzi, forse è il contrario, visto che è entrata in vigore prima (primo gennaio 1948). Caposaldo e bibbia laica, come l'abbiamo più volte definita su questo giornale, dei diritti è l'articolo 3 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Ma c'è di più poiché il secondo comma sancisce un obbligo di agire: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Il senso di questa giornata mondiale della giustizia sociale è quello di urlare attenzione ed azione che dovrebbero essere quotidiane: l'attenzione e l'azione per la realizzazione effettiva dei diritti fondamentali dell'individuo, che sono soffocati. Muore un diritto ogni volta che muore un bambino in mare e che scafisti / schiavisti costringono persone ad imbarcarsi su minuscoli gommoni per delle cifre esorbitanti, muore un diritto ogni volta che una ragazza è costretta a prostituirsi e dunque, ridotta in schiavitù, muore un diritto ogni volta che una notizia viene censurata, ogni volta che non si dà la possibilità di esercitare il proprio culto, ogni volta che si viene discriminati per il proprio orientamento sessuale. Muore un diritto ogni volta che un bambino non può accedere all'istruzione, avere un vaccino, essere costretto a lavorare. Muore un diritto ogni volta che di fronte a queste cose noi cambiamo canale, voltiamo lo sguardo, leggiamo un messaggio sul nostro telefono senza alzare gli occhi a vedere l'altro.
Ogni volta che muore un diritto ci allontaniamo tutti, come comunità umana, dalla giustizia sociale, contravvenendo a due imperativi: quello giuridico della nostra costituzione e della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e, ancor prima, quello etico che dovrebbe essere nel respiro della mente e del
cuore di ognuno di noi.
Il 20 febbraio è la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale. Celebrata per la prima volta nel 2009, è stata voluta dall'Assemblea Generale dell'ONU con l'obiettivo di una "società per tutti", che è quella in cui si realizzi la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (10 dicembre 1948). L'articolo 1 della Dichiarazione cristallizza una verità: che "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza". La nostra Costituzione è lo specchio di questa Dichiarazione anzi, forse è il contrario, visto che è entrata in vigore prima (primo gennaio 1948). Caposaldo e bibbia laica, come l'abbiamo più volte definita su questo giornale, dei diritti è l'articolo 3 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Ma c'è di più poiché il secondo comma sancisce un obbligo di agire: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Il senso di questa giornata mondiale della giustizia sociale è quello di urlare attenzione ed azione che dovrebbero essere quotidiane: l'attenzione e l'azione per la realizzazione effettiva dei diritti fondamentali dell'individuo, che sono soffocati. Muore un diritto ogni volta che muore un bambino in mare e che scafisti / schiavisti costringono persone ad imbarcarsi su minuscoli gommoni per delle cifre esorbitanti, muore un diritto ogni volta che una ragazza è costretta a prostituirsi e dunque, ridotta in schiavitù, muore un diritto ogni volta che una notizia viene censurata, ogni volta che non si dà la possibilità di esercitare il proprio culto, ogni volta che si viene discriminati per il proprio orientamento sessuale. Muore un diritto ogni volta che un bambino non può accedere all'istruzione, avere un vaccino, essere costretto a lavorare. Muore un diritto ogni volta che di fronte a queste cose noi cambiamo canale, voltiamo lo sguardo, leggiamo un messaggio sul nostro telefono senza alzare gli occhi a vedere l'altro. Ogni volta che muore un diritto ci allontaniamo tutti, come comunità umana, dalla giustizia sociale, contravvenendo a due imperativi: quello giuridico della nostra costituzione e della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e, ancor prima, quello etico che dovrebbe essere nel respiro della mente e del cuore di ognuno di noi.
Foto: Nomino Orientale
Testo: Giada Cucci