Vivisezione? L'Abruzzo dice NO!

Il "Governator" Gianni Chiodi risponde all'appello di Abruzzo Independent: «Pratica anacronistica e delittuosa»

Vivisezione? L'Abruzzo dice NO!

VIVISEZIONE, PRATICA ANACRONISTICA E DELITTUOSA - Per noi di Abruzzo Independent oggi è un giorno di gloria. E' sempre sbagliato lodarsi in prima persona ma - siate indulgenti e concedetecelo! - mai avremmo immaginato di riuscire ad ottenere questo consenso di lettori e questa autorevolezza, in solo cinque mesi di pubblicazioni. Quella che ci accingiamo a darvi è la notizia più bella che potessimo scrivere ed è frutto di un'ampia corrispondenza tra noi, la nostra coscienza animalista (Dante Chiacchiaretta) ed il Governatore della Regione Abruzzo Gianni Chiodi che ha accettato di sposare la nostra battaglia - meglio dire guerra - contro l'orrore della vivisezione e contro le fabbriche di morte in tutto il mondo. Poi, diciamo pure che è un giorno meraviglioso per tutto l'Abruzzo, giardino verde d'Europa, e per il suo popolo evergreen «forte e gentile». Ebbene sì! Da oggi possiamo gridare forte, e soprattutto tutti insieme, al mondo intero, ufficialmente e senza tema di essere smentiti da nessuno, che Noi (gli abruzzesi), a partire dal nostro rappresentante politico, siamo contro quella barbaria immonda: la vivisezione.

L'APPOGGIO DI CHIODI - Verso di lui (Gianni Chiodi) non siamo mai stati teneri: anzi - a dirla tutta - non gli abbiamo mai scritto una sola riga a favore. Ma questo comunicato l pubblichiamo in versione itegrale, senza modificarlo in stile "independent", perchè è bello così com'è. «Agli albori del terzo millennio - queste le parole del Governatore d'Abruzzo - non è più accettabile la sperimentazione scientifica su poveri animali indifesi. Lo è ancor più quando è a scapito di bestioline, per lo più cani di razza beagle, teneri ed affettuosi, fatti nascere ed allevati solo per togliere loro la vita e per alimentare il deprecabile mercato delle cavie. Se un tempo la ricerca necessitava di esseri viventi per studiare cure migliorative della qualità di vita degli uomini, oggi tale pratica non ha più motivo di esistere. Ci sono strade alternative, altrettanto e ancor più valide, della sperimentazione animale che rendono quest’ultima anacronistica, delittuosa, attuata solo per generare sofferenza ed un giro d’affari che va assolutamente interrotto. Da amministratore, a soprattutto da uomo, mi sento stringere il cuore ogni qualvolta i riflettori si accendono sul lager di “Green Hill” di Montechiari, nel Bresciano. Cuccioli che andrebbero solo amati e coccolati costretti invece ad una fine atroce. Non è possibile non indignarsi di fronte a chi gestisce questa discutibile attività, condannare la vivisezione tout court, sollecitare interventi legislativi di portata nazionale e comunitaria per dire stop a queste stragi, di beagle in primis ma anche di cani e primati, che sanno tanto di crudele inciviltà. Una società moderna, rispettosa del valore della vita, di qualsiasi vita, non può più tollerare l’uso di esseri viventi per alcun tipo di esperimento scientifico. A meno che non si dimostri, in maniera inconfutabile, che non ci siano metodiche alternative e che diversamente il progresso potrebbe interrompersi». Adesso manca solo uno sforzo: quella benedetta legge regionale, presentata da Walter Caporale e Ricardo Chiavaroli che giace ancora ferma nelle varie commissioni. Lo vogliamo fare quest'ultimo sforzo oppure no? Vogliamo o non vogliamo essere i primi in Italia ad espellere questa mostruosità scientifica dal nostro mondo?

Il (Sub)direttore